Con la prosecuzione del conflitto in Ucraina e delle sanzioni europee ai combustibili russi, sembrano trarre vantaggio soprattutto gli USA. A livello di forniture energetiche, le quote di mercato liberatesi vengono occupate dal GNL americano. E il fatto che Washington si proponga come fornitore alternativo a Mosca sta tentando le aziende europee a trasferirsi proprio in America, per approvvigionare la produzione direttamente alla fonte. Per quelle aziende che invece non vogliono o non possono delocalizzarsi oltreoceano, c’è il rischio di cessare l’attività: come riferisce il sito Strumenti Politici, giganti industriali europei del vetro e dell’acciaio hanno già sospeso temporaneamente il lavoro di alcuni impianti, ma si teme che la chiusura si trasformi in definitiva. I costi esorbitanti dell’energia da una parte la scarsa disponibilità di gas dall’altra formano un cocktail micidiale soprattutto per il cosiddetto Mittelstand, le piccole e medie imprese tedesche. Le compagnie americane si ritrovano in una posizione privilegiata, dalla quale possono venire qui a fare acquisti e assorbimenti aziendali. In Germania il fenomeno sta crescendo: nel settore dei software industriali, la Ansys Inc. della Pennsylvania ha annunciato di voler comprare la DYNAmore Holding GmbH di Stoccarda, mentre nella sfera delle attrezzature medicali la californiana ResMed ha acquisito le aziende tedesche Medifox Dan e Mementor. Per proseguire su questa scia, a Washington non interessa fermare le ostilità e raggiungere un accordo di pace, ma conviene molto di più vendere armi agli alleati europei: proprio di recente l’amministrazione Biden ha approvato la vendita di missili terra-aria Stinger alla Finlandia e di carri armati Abrams alla Polonia, per un valore di miliardi di dollari.
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