Sabato 1 e domenica 2 aprile Azione, il partito di Carlo Calenda, annuncia che sarà in piazza per un weekend di grande mobilitazione nazionale. “Ai banchetti – è scritto in una nota stampa – ci saranno dirigenti, parlamentari, amministratori e attivisti per illustrare le nostre proposte su sanità, salario minimo, industria 4.0. Vieni a trovarci – questo l’invito - per iscriverti, rinnovare la tessera e discutere insieme. Il confronto è il vero fondamento della politica e noi siamo pronti ad ascoltare e rispondere alle tue domande. Se sei curioso di sapere come lavoriamo in Azione e come davvero vogliamo cambiare il Paese. Entra in Azione. Dimostriamo insieme che l'Italia è più forte di chi la vuole debole”.
Analoga iniziativa, denominata “gazebo day” viene promossa, in contemporanea, da Italia Viva, il partito di Matteo Renzi.
Ad Alba l'appuntamento è anche qui per sabato 1 e domenica 2 aprile, in piazza Michele Ferrero.
Seguiranno – fanno sapere i coordinatori provinciali Marta Giovannini e Francesco Hellmann - appuntamenti in altre città della provincia.
A questo punto viene naturale chiedersi se l’annunciato percorso di fusione in un unico nuovo soggetto politico abbia subito un inceppamento o, peggio, si sia già arenato. Che senso ha, infatti, procedere separati quando proclami congiunti avevano annunciato un imminente sposalizio?
A meno che – cosa probabile – Azione e Italia Viva decidano di contarsi prima per valutare i rispettivi pesi e, poi sulla base di questi, stilare gli organigrammi del nuovo soggetto secondo il vecchio ma mai superato manuale Cencelli. Un modo di procedere dal sapore “vintage”, dal momento che gli annunci di arrivare entro settembre alla costituzione di una “Cosa nuova” andavano in tutt’altra direzione.
In provincia Azione surclassa come numeri, presenze istituzionali e organizzazione territoriale Italia Viva. Qualcosa non torna, mentre nuovi appuntamenti elettorali incombono: europee, regionali e amministrative. Soprattutto le elezioni europee (dove si vota col sistema proporzionale) sono ritenute in test importante per valutare il peso politico del Terzo polo.
Evidentemente è proprio su questo fronte che non c’è unanimità di vedute. Nel dubbio, quindi, ammesso che di matrimonio ancora si parli, meglio stabilire da subito che il regime sarà quello della “separazione dei beni”.
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