La Granda cerca di correre ai ripari contro l'avanzare della Peste Suina Africana (PSA) che, in seguito al ritrovamento di una carcassa infetta in un comune ligure a circa 10 chilometri ha visto entrare Saliceto, da diverse settimane in zona rossa infetta.
A preoccupare sono non solo le devastanti conseguenze economiche che la PSA causerebbe al comparto suinicolo provinciale, ma anche al commercio, al turismo e anche ad attività come la raccolta di funghi e tartufi. L'allarme è tale che, nella serata del 30 maggio, a Bossolasco le Unioni Montane Alta Langa e Cebana, hanno votato all'unanimità la proposta per richiedere lo stato di emergenza.
Intanto sul territorio Monregalese, primo e ultimo fronte cuscinetto tra la piana cuneese e la Liguria, sono stati organizzati corsi intergrativi per formare i cacciatori, chiamati in qualità di volontari ad operare per il contenimento dei cinghiali: 300 sono stati formati a Frabosa Sottana, altri 500 tra Niella Tanaro e Ceva lo scorso fine settimana.
I cacciatori sono pronti a fare la loro parte, hanno preso parte ai corsi che, in diversi casi sono stati erogati a pagamento, ma tutto ciò rischia di non essere sufficiente.
"Noi siamo da sempre una categoria demonizzata, screditata - afferma Massimo Negretti, cacciatore che ha scritto al nostro giornale - e speriamo che questa opinione cambi, visto che ora che c'è bisogno di aiuto noi ci siamo messi subito a disposizione. In queste settimane sono circa mille i cacciatori che hanno frequentato il corso specifico previsto per la PSA, qualche ente lo ha organizzato gratuitamente, in altri casi è stato necessario versare una quota, ma il punto ora non è questo. La PSA non i ferma schioccando le dita, adesso che abbiamo un buon numero di cacciatori formati per le operazioni di contenimento bisogna far fronte a un altro problema: ogni battuta può contare al massimo 15 partecipanti e ogni squadra deve essere affiancata da un guardia provinciale. Il problema è che la provinca ha circa 12/15 unità, capite che con i numeri non ci siamo. Che senso ha avuto formare 1000 cacciatori se poi le operazioni rimangono limitate? I cacciatori conoscono il territorio boschivo più di chiunque altro, sono formati. Ora se si vuole provare a risolvere il problema, bisogna lasciarli agire e pensare a una strategia più efficace e prendendo esempio dalla Liguria, dove al regolamento regionale per le azioni di contenimento della PSA sono state fatte deroghe apposite responsabilizzando i capi squadra. In questo modo si garantirebbe un'azione più capillare, organizzata e su più giorni della settimana".