Manca ancora la formalizzazione, ma è vicinissimo il passaggio della Bo.Ma. Uno S.r.l. - che si occupa della produzione di ingranaggi e alberi dentati nei due stabilimenti di Murello e Garessio - alla OMP S.r.l. Officine Meccaniche Piemontesi.
Nel pomeriggio di martedì 4 luglio i 124 lavoratori (circa 75 a Murello e 50 a Garessio) hanno votato favorevolmente - con pochissime eccezioni nella fabbrica garessina - l’accordo sindacale che prevede l’affitto del ramo d'azienda in attesa di una completa acquisizione tra un anno. La newco durante la locazione sarà denominata Bo.Ma. Gears.
A partire dall’inizio della prossima potrebbe già iniziare l’era di OMP, realtà fondata negli anni ’50 a Busano nel canavese, e capitanata dall’amministratore delegato Fabrizio Rosboch. Mancano solo le formalità da stabilire in sede notarile con il gruppo Miniotti, famiglia radicata a Murello, paese di cui il cavaliere Giovanni fu anche sindaco per due mandati (fino al decesso nel 2012), mentre il figlio Umberto è attualmente vice sindaco.
Qui la famiglia Miniotti è presente da decenni, con l’acquisizione, insieme alla propria holding, del 100% delle quote sul finire del 2017. Mentre risale all’inizio del 2016 l'acquisito all’asta dell’ex Mwb di Garessio, società fallita dopo il crac Marachella.
La Bo.Ma. Uno negli ultimi anni ha attraversato una forte crisi di liquidità dovuta prima alla pandemia e successivamente al rincaro dei costi energetici e di materie prime.
“Una tempesta perfetta”, come l'hanno definta i sindacati della Fiom Cgil e della Fim Cisl impegnati nella vertenza. Questo nonostante negli ultimi anni nei due stabilimenti non si sia mai ricorso alla cassa integrazione per mancanza di commesse.
Intanto le parti sociali commentano favorevolmente la votazione dell’accordo che garantisce una continuità occupazionale ai lavoratori dei due stabilimenti.
“Abbiamo spiegato ai dipendenti - spiega Corrado Denaro, ex segretario Fiom e che oggi si occupa del mondo edile per la Cgil - senza interferire nelle loro decisioni quella che era la realtà dei fatti. Hanno tutti votato secondo coscienza. Da qui a un anno c’è la speranza di costruire qualcosa di positivo.”
“Per chi da trent’anni ha lavorato con la famiglia Miniotti - commenta Roberto Lepori, segretario della Fim Cisl Cuneo - questo passaggio lascia un po’ di amaro in bocca. Ma le alternative non erano rosee. L’accordo sindacale è stato firmato ed è stata salvaguardata l’occupazione”.