In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi» (Mt 20,1-16).
Oggi, 24 settembre, la Chiesa giunge alla XXV domenica del tempo ordinario (Anno A, colore liturgico verde). A commentare il Vangelo della Santa Messa è il sacerdote salesiano don Antonio Dellagiulia, decano della Facoltà di Scienze dell’Educazione e professore di psicologia dello sviluppo, presso l’Università Pontificia, a Roma.
Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella sua riflessione per “Schegge di Luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole che sono come scintille per accendere le ragioni della speranza che è in noi.
Eccolo, il commento.
La parabola che la liturgia ci presenta è apparentemente illogica: che senso ha per il padrone della vigna chiamare al lavoro quando manca un’ora alla conclusione della giornata lavorativa? E ancora: perché iniziare a pagare gli operai che hanno lavorato meno; quale la logica nel pagare allo stesso modo quanti hanno faticato tutto il giorno e quanti hanno lavorato un’ora soltanto. Verrebbe anche a noi lo stesso pensiero dei lavoratori della prima ora al riguardo di quelli dell’ultima: «Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo».
Con questo racconto Gesù non vuole darci un insegnamento sulla giustizia nei contratti di lavoro, ma sulla logica del Regno di Dio. La vigna, nella Sacra Scrittura, è immagine del Regno di Dio: il racconto ci evidenzia, quindi, la premura di Dio, affinché ciascuno possa prendere parte di questo Regno. Ci presenta un Dio che esce alla ricerca di coloro che possono “lavorare” per Lui, collaborando nella costruzione del Regno di Dio che è misericordia, pace, giustizia. Ciò che conta per Lui è che nessuno venga escluso, ma tutti si sentano chiamati a essere, come dice San Paolo «collaboratori di Dio» (1 Cor. 3, 9).
Per comprendere poi a fondo il gesto della paga uguale per tutti, occorre sapere che il valore di un “denaro” era considerato quanto necessario per vivere una giornata. A Dio sta quindi a cuore che ciascuno abbia quanto necessario per la vita quotidiana. Il suo gesto non contraddice la giustizia, ma la supera, il suo sguardo considera il bisogno di ciascuno.
Il Signore ci faccia sperimentare la gioia di essere cristiani, chiamati ogni giorno a collaborare, perché negli ambienti dove viviamo cresca il Regno di Dio, ci faccia avere uno sguardo capace di cogliere i bisogni delle persone che ci circondano e rispondere con generosità.