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Attualità | 19 gennaio 2024, 11:10

Cuneo, nessuno vuole palazzo Chiodo: deserta l’asta per l’acquisto a 2,4 milioni di euro

Nella mattinata di oggi (19 gennaio) l’apertura ufficiale delle buste. L’assessore Spedale: “Prendiamo atto della cosa, siamo pronti a realizzare nuove valutazioni”

L'entrata di palazzo Chiodo

L'entrata di palazzo Chiodo

E’ andata deserta l’asta per l’acquisto di palazzo Chiodo promossa dal Comune di Cuneo: questa mattina in municipio si sarebbe dovuta tenere l’apertura ufficiale delle buste, ma è stata invece ratificata l’assenza di qualunque offerta.

Spedale: “Prendiamo atto. Pronti a nuove valutazioni”

L’asta relativa all’immobile cinquecentesco ubicato tra via Busca e via Cacciatori delle Alpi – composto di quattro piani di cui uno interrato e ventitré unità immobiliari per un totale di 1.625 metri quadri – aveva un valore base di 2,4 milioni di euro, lo stesso a cui il Comune aveva acquisito la struttura (con l’intenzione di spostarci le biblioteche della città, progetto poi accantonato).

La scadenza è occorsa ieri (giovedì 18 gennaio).

Quando realizzi un’asta pubblica la possibilità che vada deserta c’è, ovviamente – sottolinea l’assessore Alessandro Spedale - . Ne prendiamo atto. Faremo opportune valutazioni rispetto all’immobile”.

Lauria contro la “svendita colpevole dei beni comunali”

La questione è stata toccata anche nella commissione consiliare di lunedì 15 gennaio. Nell’occasione il consigliere comunale Beppe Lauria (Indipendenza!) aveva sottolineato il suo essere pronto a denunciare l’amministrazione pubblica per danno erariale se palazzo Chiodo fosse stato venduto a un prezzo inferiore rispetto a quello d’acquisto.

Chi poteva pensare, realisticamente, che qualcuno presentasse un’offerta a quella cifra assurda?  - commenta oggi – L’ennesima riprova della presa in giro che si sta operando, ormai da anni. Stiamo assistendo alla svendita, colpevole, dei beni comunali con perdite nette in capo al Comune legate all’ignavia e all’incompetenza non solo della giunta ma anche degli uffici tecnici”.

Dalla vendita del palazzo, se va bene, oggi possiamo pensare di recuperare un milione di euro – prosegue Lauria - . Ma non è nemmeno quello il problema vero; il Comune, per scelta politica condivisa dall’intero consiglio, acquisisce un immobile legandolo al progetto di spostamento della biblioteca presentando domanda di prelazione che di fatto interrompe un affare già costituito, e poi lo abbandona in questa maniera? Con quel che abbiamo speso per il progetto su palazzo Santa Croce, una volta, avremmo rifatto mezza città”.

Boselli invoca lo spostamento dei fondi destinati a piazza Europa

All’epoca dell’acquisto di palazzo Chiodo l’assessore al patrimonio era Giancarlo Boselli, oggi consigliere comunale e capogruppo degli Indipendenti. Che, pur d’accordo con le critiche mosse da Lauria, ricorda come la struttura sia stata comprata dal Comune non tanto per il progetto della biblioteca – arrivato in un secondo momento – ma perché si tratta dell’unico palazzo di quel periodo di vera importanza in quella parte della città.

Mi pare molto miope legare la ragione dell’acquisto  al progetto poi andato in Santa Croce – spiega Boselli - , così come una giustificazione inutile sostenere che il progetto sia stato abbandonato perché le solette del palazzo non avrebbero retto il peso dei libri: l’acquisto derivava dalla vendita in lotti di palazzo Marina di Andorra, tramite la quale abbiamo operato una riduzione forte del debito e diversi altri investimenti”.

Ma ci immaginiamo il Comune di Siena che svende un palazzo del ‘500 con una scalinata forse attribuibile a Juvarra? Va ristrutturato, è patrimonio culturale, storico e architettonico della città – prosegue il consigliere - . I fondi non ci sono? Se lo si volesse sì, quelli di piazza Europa. Oppure finanziamenti nazionali ed europei, o rimane comunque valida l’accensione di mutui. È una questione importante e le opzioni plausibili sono diverse, non si può ridurre il tutto a ‘non abbiamo i soldi, quindi lo vendiamo’”.

Cosa succederà, adesso? Faranno una seconda asta a prezzo ridotto, quindi generando una perdita secca rispetto al prezzo d’acquisto? Non mi pare sensato: bisogna tenere il palazzo e ragionare insieme su come recuperarlo. E, per quanto riguarda l’amministrazione, riflettere anche sul senso di queste aste immobiliari realizzate nel periodo storico che stiamo vivendo” conclude l’Indipendente.

Simone Giraudi

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