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Schegge di Luce | 28 gennaio 2024, 07:48

Schegge di luce: pensieri sui Vangeli festivi di padre Daniel Orozco

Commento al Vangelo del 28 gennaio, IV Domenica del Tempo Ordinario

Padre Daniel con la cantoria del Santuario della Madonna dei Fiori, a Bra

Padre Daniel con la cantoria del Santuario della Madonna dei Fiori, a Bra

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea (Mc 1,21-28).

Oggi, 28 gennaio, la Chiesa giunge alla IV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B, colore liturgico verde).

A commentare il Vangelo della Santa Messa è padre Daniel Orozco, del Collegio Messicano, a Roma.

Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella sua riflessione per “Schegge di luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole per accendere le ragioni della speranza che è in noi.

Eccolo, il commento.

Il passo di Vangelo odierno racconta di Gesù che affronta un indemoniato nella sinagoga di Cafarnao. Che interessante incontro del Signore con l’acerrimo nemico del bene, cioè il diavolo. Condivido una riflessione che si concentra su tre aspetti importanti:

1) L’autorità di Gesù. Cristo dà un insegnamento nuovo, non viene ad interpretare le leggi, ma a dar loro pienezza, attraverso l’amore della sua persona e del suo messaggio. Un’autorità che dà l’esempio e smaschera chi vive contro la legge (anche se si trova nel luogo sacro del culto), come nel caso dell’indemoniato nella sinagoga, potremmo ora dire la Chiesa. Un luogo che dovrebbe essere di massima purezza e libertà, di guarigione e speranza per i malati. In questo contesto, l’insegnamento di Gesù intende purificare una sorta di “sinagoga” che rischia di essere dominata da insegnamenti oppressivi. La Chiesa del nostro tempo deve essere quel luogo in cui cerchiamo l’autorità di Dio per governare la nostra vita, per educarla e confortarla, per purificarla e renderla sincera, con i mezzi che saranno sempre disponibili alla nostra capacità: nella sua Parola, nella preghiera e nei sacramenti.

2) Dio non dialoga con il demonio. Che grande insegnamento di autorità è imparare a non dialogare con il diavolo. Il Signore Gesù lo mette a tacere e lo scaccia: «Taci. Esci da lui!». L’uomo di questi tempi è chiamato a non dare troppe informazioni... e tanto meno per il maligno. Già San Jerome diceva: «La verità non ha bisogno della testimonianza della menzogna. Non sono venuto per essere riconosciuto dalla vostra testimonianza, ma per scacciarvi dalla mia creatura».

La lode nella bocca del peccatore non è bella. «Esci da quest’uomo: lascia questa dimora preparata per me. Il Signore desidera la sua casa». Essere sensati e prudenti, non dialogare con il male, perché è più forte degli uomini, ci conosce e trae informazioni dalla nostra vita: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Tu sei il santo di Dio!». Dialoghiamo piuttosto con il Maestro, modello di saggezza, colui che deve essere il padrone della vita, lo splendore della nostra persona, la Verità che dobbiamo trovare.

3) La testimonianza della vita, la migliore fama! In questi tempi in cui vogliamo apparire, e a volte troppo, il modo migliore per renderci presenti è la nostra congruenza nel vivere il Vangelo. La testimonianza cristiana è sempre una luce per la Chiesa e per la società, quindi non permettiamo a noi stessi di essere oscurati o derubati di quella grande presenza così necessaria nel mondo. Facciamoci conoscere per la virtù e la santità, invece che per l’incoerenza e la malvagità: «La sua fama si diffuse subito dovunque». 

Silvia Gullino

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