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Cronaca | 26 marzo 2024, 07:12

Biker morì sulle piste di downhill a Viola: continua il processo

Vittima dell'incidente avvenuto nell'ottobre 2021 fu il 38enne Andrea Pastor. La famiglia è parte civile nel procedimento contro il gestore degli impianti, accusato di omicidio colposo

Immagine di repertorio

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È proseguito con l’ascolto di altri testimoni il procedimento in corso al tribunale a Cuneo per accertare la dinamica dell'incidente mortale sulle piste di downhill a Viola St. Grèè in cui perse la vita il 38enne Andrea Pastor. La vittima, residente a Buggio di Pigna in Val Nervia, provincia di Imperia, sposato e padre di due figli, era un vigile del fuoco in servizio a Ventimiglia.

L’uomo perse la vita a seguito dello schianto contro la rampa mentre faceva un salto sulla sua mountain bike. Era l’ottobre 2021. All’ultima udienza è stato ascoltato il consulente nominato dal legale della famiglia di Pastor che è parte civile nel processo contro il gestore del complesso “Porta delle Neve” accusato di omicidio colposo.

Per i consulenti del pubblico ministero le problematiche che causarono l’incidente dovrebbero essere riconducibili alla velocità con cui il biker affrontò il salto, inferiore ai 28km/h, (calcolata come la velocità idonea per il superamento del salto) e l’assenza di un collegamento tra le due rampe della pista “saltimbanco”.

Pastor fu l’unico ad imboccare quella pista, gli amici che erano assieme a lui presero quella di fianco, chiamata la “chicken line” Ad essere concorde con il consulente del pm, anche l’ingegnere nominato come consulente dalla parte civile.

L’esperto, che per altro aveva preso parte a gare di downhill, durante il suo sopralluogo alla piste aveva constatato che tra la rampa per effettuare il salto e quella di atterraggio ci fosse un vuoto e dunque, non fossero collegate: " La cartellonistica era costituita da due cartelli in prossimità del salto – ha illustrato l’ingegnere - A sinistra e a destra: a sinistra il divieto di fermarsi che non dava indicazioni sul salto, sulla destra si riportava la presenza di salto col vuoto ma senza informazioni tecniche sulla sua ampiezza.

Per un ciclista che scende da un sentiero impegnativo guardare due cartelli potrebbe essere già difficile, il cartello in ogni caso non dava informazioni tecniche”.

Come riferito, se vi fosse stata una rampa intermedia e il biker avesse avuto un’indecisione se percorrere o meno quel salto, non sarebbe caduto.

Alla prossima udienza si ascolteranno altri testimoni.  

CharB.

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