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Attualità | 19 aprile 2024, 11:17

A Cuneo il “no” degli Indipendenti sul biodigestore: “Borgo rischia di diventare pattumiera della provincia”

Ieri (18 aprile) la conferenza stampa nella sede del gruppo consigliare. Boselli punta il dito contro l’amministrazione comunale, “troppo approssimativa e con poco controllo sulle società partecipate”

Da sinistra: Armellini, Cagna e Boselli

Da sinistra: Armellini, Cagna e Boselli

Sono davvero i comuni, in primis il capoluogo, che come soci tracciano la strategia e la politica che le società devono seguire? Si ha come l’ impressione che invece vivano di vita propria e che la presenza dei soci venga vissuta come un fastidio. Sembrano essere le società che indicano la strada ai comuni che, è scontato, devono adeguarsi”.

Un dubbio che il capogruppo degli Indipendenti di Cuneo, Giancarlo Boselli, ha espresso già più volte negli ultimi anni e che è tornato a sottolineare durante la conferenza stampa tenutasi ieri (giovedì 18 aprile) nella sede del gruppo in via Meucci.

Oggetto dell’incontro un’analisi del progetto di realizzazione del biodigestore anaerobico nel territorio – limitrofo alla città capoluogo – di Borgo San Dalmazzo. Una delle questioni più importanti che coinvolgono il territorio del cuneese e che lo faranno per i prossimi anni e che per essere economicamente conveniente dovrebbe portare nel centro borgarino una quantità di tonnellate di rifiuti compresa tra le 45 e le 60mila.

Assieme a Boselli anche il consigliere Paolo Armellini e Luciana Cagna.

Armellini: “Borgo rischia di diventare pattumiera della provincia”

L’attuale progetto del biodigestore di Borgo San Dalmazzo, oggi allo stadio di studio di fattibilità, avrebbe un forte impatto ambientale con una quantità di rifiuti che si intendono raccogliere per farlo funzionare in modo economicamente conveniente sovradimensionata rispetto al territorio – ha detto Armellini in sede di conferenza stampa - . Esiste non solo una criticità di conferimento, economica, ma anche una criticità nella tecnologia di questo impianto di biodigestione: la logica di un impianto grande come quello proposto contrasta la logica della fermentazione aerobica basata sulle 20mila tonnellate annue e si propone unicamente di produrre biometano per accedere alle collegate agevolazioni fiscali e per poterlo rivendere”.

La produzione di biometano non è finalizzata a una vera economia circolare dei rifiuti ma è un sistema che consuma energia e richiede una grande spesa per impianti e trasporti, non è pulito perché inquina, ed è luogo di combustione – ha continuato Armellini - . In una vera economia circolare tutti i materiali che entrano dovrebbero tornare a essere utilizzati, tendendo alla strategia ‘rifiuti zero’, oltretutto in ottemperanza alle direttive europee 2008 e a quelle regionali. Il ciclo dei rifiuti va chiuso ma quella rappresentata dal biodigestore di Borgo è una chiusura che ha delle falle”.

I dubbi espressi dal gruppo consigliare riguardano il pericolo di inquinamento delle falde, le dimensioni e i manufatti del progetto e la loro conformità urbanistica, le produzioni odorose, il rischio di esplosioni e incidenti, il consumo d’acqua ma soprattutto la gestione del traffico. “Questione, quest’ultima, non trascurabile – ha aggiunto Armellini - : ogni camion porta in media 10 tonnellate di rifiuti per arrivare alle tonnellate necessarie servono dai 4.500 ai 6.000 camion l’anno come minimo, quindi venti o venticinque camion e camioncini al giorno, che durante il tragitto emettono CO2 e PM10. E si parla unicamente dei trasporti legati alla vera attività dell’impianto, e non anche quelli accessori al loro svolgimento: portare i rifiuti da tutta la provincia e fare chilometri con mezzi di trasporto non è il massimo”.

Il consigliere ha sottolineato come il rischio sia di rendere Borgo la “pattumiera della provincia”, con una politica che subisce l’argomento rifiuti invece di organizzarlo con forza. “In merito al progetto non c’è un no assoluto ma parlare di alternative è cosa buona giusta; il biodigestore è una grande opportunità ma il trattamento può essere fatto con due tecnologie dai fini e dalle conseguenze differenti: l’esigenza primaria del bene della salute dei cittadini non deve mai essere posposto a iniziative imprenditoriali”.

Boselli: “Dalla politica troppa approssimazione e poco controllo”

Il Comune di Cuneo è stato determinante nella decisione di costruire il biodigestore: la Sindaca, dalla sera alla mattina, ha cambiato la sua posizione in materia e prima ha detto che avrebbe condiviso la posizione di Borgo notoriamente contrario a ospitare l’impianto, poi ha fatto esattamente l’opposto – ha aggiunto ancora Boselli - . Ha deciso di costruire un biodigestore da 60.000 tonnellate che peserà sulle bollette rifiuti dei cittadini con aumenti pesanti e creerà problematiche di inquinamento importanti”.

Con assoluta approssimazione si è sostenuto in tutte le sedi che se il rifiuto da conferire non c’era sulla carta sarebbe poi arrivato in concreto da fuori area da fuori provincia e, quindi, i parametri per rendere compatibile finanziariamente l’operazione anche se in effetti non c’erano ci sarebbero comunque stati con il tempo. Si è garantito che la tecnologia non comporta problemi di inquinamento, che la sicurezza e’ assoluta ma non è così”.

Perché si arriva a questa situazione paradossale? Perché’ c’è un problema grave di governance delle società operative del settore – conclude il capogruppo - . Pensiamo che il Comune di Cuneo non eserciti con efficacia il suo ruolo di azionista su tutte le partecipate: una scelta della sindaca, come già del suo predecessore. Su società operative di rilevanza servono amministratori con competenze specifiche e operativi. Le società non possono mai essere affidate alla dirigenza, devono rispondere agli indirizzi degli azionisti che però devono esserci, ed essere forti e chiari”.

Simone Giraudi

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