Domani si chiude la campagna elettorale. Abbiamo fatto alcune domande a Marco Gallo, candidato alla carica di consigliere regionale nella lista "Cirio presidente".
Gallo, dopo due mandati come sindaco di Busca, vuole portare la sua lunga esperienza amministrativa a servizio di tutta la Granda.
Che Piemonte vede e che Piemonte vorrebbe?
«Vedo un Piemonte in ripresa, lo testimonia anche il Pil dei primi tre mesi dell’anno cresciuto dello 0,7%. Un dato migliore sia di quello italiano (+0,6%) sia di quello europeo (+0,5%). Una crescita che è continuata anche ad aprile e maggio, sotto la spinta del credito al consumo, di investimenti interni e turismo. Intendiamoci, non tutto va bene, a cominciare dallo stop nella produzione di Stellantis, che costringe gli operai di Mirafiori alla cassa fino a settembre. Ma nonostante questo, per esempio, i dati della cassa integrazione vanno meglio rispetto a un anno fa, merito della resilienza delle imprese piemontesi. E anche il turismo che continua a crescere è un buon segnale. Per il futuro mi auguro che si riescano a superare alcune criticità, prima fra tutte quella delle infrastrutture che, se guardo al Cuneese, è davvero grave. A cominciare dall’emergenza Tenda, ai cantieri infiniti sulla Torino-Savona, alla statale della Val Tanaro che scoppia sotto l’assedio delle auto soprattutto nei weekend».
Come giudica i cinque anni di governo Cirio?
«Positivamente. So che la risposta non sorprende visto che sono candidato nella sua lista civica. Ma ho deciso questo passo proprio alla luce di quanto Cirio ha fatto durante il primo mandato da governatore. Ricordo che da un paio di anni sono iscritto ad Azione, ma questo non mi ha impedito di notare i meriti del lavoro di Cirio e soprattutto il suo approccio mai ideologico alle questioni. Ha sempre puntato a risolvere i nodi puntando sul pragmatismo, sulla concretezza. Un modo di operare che condivido. E la sua lista civica, cui volentieri ho aderito, condividendo la scelta con Enrico Costa, che è vice segretario nazionale del movimento di Calenda, è l’espressione di un Piemonte moderato e liberale in cui mi riconosco pienamente».
Un provvedimento che più di altri l’ha convinta?
«Le duemila assunzioni nella sanità che ha annunciato entro la fine dell’anno sono una buona medicina. Non potranno guarire di colpo tutti i mali, che hanno radici lontane, ma possono contribuire in modo sensibile a un cambio di passo. Occorre individuare con precisione i punti di maggior sofferenza del pianeta sanità in Piemonte perché gli effetti diano benefici rapidi. Penso agli ospedali, sempre più in trincea, con turnazioni difficili da gestire. Ma anche ai medici di base. Soprattutto nelle valli e nei centri più piccoli come quelli del Cuneese. E poi gli infermieri. Altrettanto indispensabili per una regione che punta a potenziare l’assistenza territoriale e la telemedicina».
E invece qual è il provvedimento che avrebbe formulato diversamente?
«Riguarda sempre la sanità. Sulle liste d’attesa serve un cambio di passo. Si sono già ottenuti risultati importanti per i casi più gravi, ma sulle visite ordinarie i tempi restano ancora troppo lunghi. Lo stesso presidente ne è cosciente e uno dei provvedimenti su cui confida per migliorare il quadro è rivoluzionare il Cup, il centro unico di prenotazione, il cui appalto scade in autunno. A quel punto verrà applicata la filosofia utilizzata durante i vaccini. La gente chiama una volta sola e poi riceve un sms con data e ora della visita o dell’esame. Aiuterà anche l’ampliamento degli orari degli ambulatori pubblici, con visite sette giorni su sette. Ma sarà anche importante interrompere una volta per tutte le prestazioni inappropriate, rinunciando dunque a visite ed esami inutili. Solo così si potrà risolvere il problema alla radice».
In campo sociale quale iniziative auspica?
«Credo che sia importante dare ancora maggior attenzione alle famiglie. Bisogna studiare strumenti che possano davvero agevolare chi ha dei figli. A cominciare dal garantire un’offerta più ampia possibile sin dagli asili nido per scongiurare un fenomeno che è evidente anche in Piemonte: donne che una volta diventate mamme lasciano il lavoro per prendersi cura dei figli. E poi è importante garantire un supporto ai genitori anche quando i figli sono più grandi: servono più esperti per affrontare i problemi dell’adolescenza. Io non riesco a dimenticare un dato emerso durante la campagna elettorale: ogni tre giorni un ragazzo nel Cuneese viene ricoverato per forme di disagio. Dai giovani agli anziani: dobbiamo fare di più anche per loro, che sono una fetta in costante crescita della nostra popolazione. Puntando su due strade. Da una parte migliorare i servizi delle case di riposo dove mancano 600 Oss, dall’altro creare le condizioni per potenziare davvero l’assistenza domiciliare così che chi è avanti negli anni possa rimanere a casa sua».
Che contributo si sente di poter dare se sarà eletto?
«Vorrei davvero diventare un interlocutore attento e presente per la mia provincia in consiglio regionale, sottolineando la differenza nel fare, che più che uno slogan è un impegno».