Riceviamo e pubblichiamo:
Alla Signora Sindaca di Cuneo,
Le scrivo in merito alle celebrazioni tenutesi a Cuneo domenica 19 gennaio in ricordo della battaglia di Nowo Postojalowka. In quanto nipote di un disperso della Seconda guerra mondiale (Boschetti Luigi, divisione Acqui, Corfù 1943), mi sento in dovere e in diritto di esternare un certo disappunto sui modi e sulle forme con cui ormai da anni è abitudine commemorare quel tragico evento.
Non ho assolutamente intenti polemici e porto il massimo rispetto per gli Alpini e le loro associazioni, il mio è semplicemente un invito a ragionare e a pensare quale sia la maniera più consona per ricordare eventi del genere.
Quando si parla di soldati italiani caduti è dispersi nella seconda guerra mondiale, credo ci sia tantissimo da ricordare e niente da celebrare, quei poveri ragazzi furono vittime della vanagloria di un dittatore e di un regime, mandati allo sbaraglio, impreparati e mal equipaggiati per rincorrere la follia della Germania nazista (che otre tutto, sul fronte russo mal sopportava la presenza di truppe italiana), conseguentemente penso sia assolutamente giusto deporre una corona al monumento ai caduti, dovuta la funzione religiosa in memoria dei martiri, ma che cosa c'entrano le sfilate, la città imbandierata, le fanfare, le mostre di modellismo le divise storiche etc.
La Guerra è cosa troppo seria e tragica e il ricordo dei caduti dovrebbe essere sobrio, sentito e misurato, considerato anche che la battaglia di Nowo Postojalowka va inserita nel contesto di una guerra d’aggressione e occupazione di un paese straniero.
Mia nonna vedova di guerra andava al mattino presto a posare un lumino sul monumento ai caduti, quasi per non essere vista da nessuno, perché il suo era un dolore vero un ricordo sincero e sentito, non da esibire.
La prego signora sindaca, assieme alle altre autorità e alle varie associazioni, trovate un modo più sobrio e autentico per ricordare e commemorare quelle giovani vite spezzate dalla barbaria della guerra.
La ringrazio e le invio un saluto
Francesco Boschetti