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Agricoltura | 23 ottobre 2025, 16:33

"Se il consumo è in declino la responsabilità va condivisa tra produttori e commercianti": il punto dell'agronomo Guido Bassi sulla "gestione del castagno nelle terre alte"

Il dottor Bassi analizza i temi emersi nel corso dell'incontro svoltosi nei giorni scorsi a Vignolo di cui è stato relatore

(foto di repertorio)

(foto di repertorio)

Riceviamo e pubblichiamo la lettera del dottor Guido Bassi, attraverso la quale l'agronomo sviscera, fornendo il proprio qualificato punto di vista, i temi emersi nel corso dell'incontro svoltosi nei giorni scorsi a Vignolo, intitolato "La gestione del castagno nelle terre alte" di cui è stato relatore.

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Gent.mo Direttore,

scrivo alcune riflessioni a margine del convegno sulla “Gestione del castagno nelle terre alte” che si è tenuto a Vignolo nella serata del 13 ottobre scorso. L’incontro avveniva sotto il patrocinio del progetto Valodoc dell’ Unione Montana della Valle Stura e ha visto la partecipazione di un pubblico attento composto in gran parte da giovani.

Hanno introdotto il convegno gli interventi del Sindaco del Comune di Vignolo, Danilo Bernardi, e dell’assessora alle Manifestazioni, Turismo e Metro Montagna del Comune di Cuneo, Sara Tomatis.

Si sono alternate le relazioni di  tre agronomi impegnati nel settore castanicolo : due agronomi di Impresa Verde della Coldiretti , il dott. Marchisio e il dott. Martinengo, e lo scrivente, Guido Bassi.

Gli argomenti hanno toccato diversi temi legati alla castanicoltura delle terre alte.

Il dott. Martinengo ha illustrato nello specifico il Progetto Valodoc che si propone di valorizzare la produzione castanicola della Valle Stura, di favorire l’aggregazione delle aziende per aumentare i volumi di frutti disponibili alla commercializzazione, di creare gruppi di acquisto per i mezzi tecnici (fertilizzanti, fitofarmaci, macchinari). Una parte del suo intervento è stata dedicata alla possibilità di adire a finanziamenti  sulla base del nuovo bando relativo agli investimenti produttivi forestali (Bando SRD 15 )

Il Dott. Marchisio ha focalizzato il suo intervento sui criteri tecnici di gestione del castagneto delle terre alte in relazione agli investimenti in termini di qualità del  lavoro, gestione del soprassuolo e della copertura erbosa, utilizzo circolare delle risorse disponibili (residui vegetali) al fine di migliorare la resa qualitativa e produttiva degli impianti.  I castagneti tradizionali vivono un declino produttivo a causa dell’età  degli impianti, della perdita di fertilità del suolo, dell’assenza di irrigazione  e del  cambiamento climatico in atto.   Marchisio ha fatto il punto sullo stato dell’arte delle attuali conoscenze con riguardo alla nutrizione delle piante e alla difesa fitosanitaria . L’utilizzo di prodotti probiotici quali funghi micorrizici, batteri antagonisti, estratti a base d’alghe,  fitostimolanti naturali  e complessi organo minerali costituiscono un valido contributo per  migliorare la fertilità del suolo e offrono soluzioni interessanti per la difesa fitosanitaria. Sono formulati di origine naturale  con un’importante azione di contrasto ai patogeni di origine fungina ( Cancro corticale, mal dell’inchiostro e  marciume dei frutti ) , che forniscono un efficiente  sostegno alla pianta  che deve fronteggiare le problematiche relative ai cambiamenti climatici.

Per quanto concerne la lotta agli insetti si possono impiegare prodotti a base di ormoni per la confusione sessuale o formulati a base di nematodi entomopageni per il controllo degli insetti carpofagi (Cidia e balanino).

Il mio intervento ha toccato alcuni punti della gestione dei castagneti tradizionali. In particolare, l’errata abitudine di bruciare i residui (foglie e ricci ) della coltura: la  pratica non appartiene affatto ad alcuna tradizione, ma  ha preso piede a partire dagli anni ’70/80 per fornire una rapida, quanto tardiva, forma di  pulizia del sottobosco legata allo spopolamento della montagna e alla conseguente marginalità della coltura nel contesto economico aziendale. Il riutilizzo della massa dei residui vegetali fornisce il 35% del contributo alla nutrizione della pianta e la sua privazione ha creato negli anni un drastico calo di fertilità dei suoli del castagneto. Si è poi sottolineata la causa di scarsa e incostante produttività di molti impianti che si lega alla disaffinità d’innesto manifestata da esemplari di tutte le età con gravi disseccamenti della chioma. Nei nuovi impianti si dovrà aver cura di utilizzare portinnesti clonali (non ottenuti da seme) che mostrino una perfetta compatibilità all’innesto nella tipologia di  innesto a doppio spacco inglese e innesto a triangolo . Un ulteriore intervento proposto è quello di reinnestare piante selvatiche adulte di scarsa qualità dei frutti con varietà di pregio come il Garrone rosso, che è stato individuato come varietà di maggior interesse per qualità del frutto e produttività.

Tra le persone presenti all’incontro, nel dibattito a fine convegno, è emersa la sottolineatura  della scarsa remunerazione delle castagne nell’annata in corso. Il tema meriterebbe un dibattito ampio in cui chi scrive, in quanto produttore di castagne, dovrebbe senz’altro schierarsi dalla parte di chi si lamenta. Non sono soddisfatto dei prezzi che mi sono stati garantiti, ma conosco sufficientemente il mondo castanicolo per riconoscere che vi siano motivi di scontento sia dalla parte dei produttori, sia dalla parte di chi ritira il prodotto. I produttori sono in larghissima parte impegnati nel castagneto in modo marginale e saltuario: ciò crea situazioni di conferimenti molto disomogenei per qualità, intesa come sanità dei frutti, omogeneità delle pezzature , mescolanza varietale. I commercianti tendono a non marcare la differenza tra chi s’impegna maggiormente nel fornire un prodotto selezionato per sanità e omogeneità delle dimensioni.

Si sono creati due mondi in conflitto latente e in mancanza di comunicazione. Credo che per risolvere questo stallo rancoroso  le controparti dovrebbero riconoscere i propri limiti e mettersi ad un tavolo per definire la propria linea di condotta senza scuse e infingimenti. Su tutti , infatti, incombe il convitato di pietra: il consumatore, l’unico definitivo giudice della qualità del lavoro degli uni e degli altri. Se , come evidenziano i dati, il consumo di castagne è in declino la responsabilità va condivisa tra produttori e commercianti. 

redazione

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