La Regione Piemonte ha dato il via all'esame del nuovo Piano socio-sanitario 2025-2030 in quarta Commissione, presieduta da Luigi Icardi: oltre 180 gli emendamenti presentati, firmati da Riboldi e dall’assessore alle Politiche sociali Maurizio Marrone, dopo quindici sedute dedicate e sette tappe di consultazione sui territori, da cui sono arrivate 155 memorie di enti, associazioni e operatori. Il Piano ha ottenuto anche parere favorevole a maggioranza da parte del Consiglio delle Autonomie locali (Cal).
Pensato inizialmente come un documento illustrativo, nel corso del suo iter si è trasformato in un vero e proprio Piano programmatico che sostituisce quello datato 1995 e che avrà il compito di orientare la sanità piemontese dei prossimi vent’anni; saranno poi decreti attuativi e provvedimenti successivi a definire nel dettaglio gli interventi, con il contributo della Commissione.
Per la realtà della Regione, che ha circa 550mila abitanti distribuiti tra città, colline e valli montane, tra cui molti anziani, con alta prevalenza di cronicità (almeno quattro piemontesi su dieci con una patologia cronica), molti non autosufficienti e oltre 80.000 caregiver informali, il nuovo PSSR si pone l'obiettivo di avvicinare la sanità piemontese ai cittadini e costruire un sistema più moderno, capillare e sostenibile, sfruttando digitalizzazione e risorse PNRR.
Il PSSR, quindi, punta su un'attenzione trasversale alle fasce più vulnerabili e propone un'integrazione socio-sanitaria strutturata attraverso Punti Unici di Accesso, valutazione multidimensionale e progetti personalizzati, con una convenzione unica che collega ASL ed Enti gestori.
Il baricentro si sposta verso il territorio: Case e Ospedali di Comunità, Centrali Operative Territoriali e Ambulatori di Medicina Generale divengono nodi centrali della rete. Contemporaneamente, la riqualificazione degli ospedali (con nuovi hub) e il rinnovamento degli assetti infrastrutturali completano il quadro. Non da ultimo, la digitalizzazione promette una trasformazione significativa: Fascicolo sanitario elettronico, telemedicina, CUP evoluto e analitici su cronicità e liste d'attesa dovrebbero migliorare sia l'efficienza che la partecipazione dei cittadini.
Ma, secondo OMCeO Cuneo, i dati epidemiologici restano poco operativi: sono descritti nei documenti tecnici, eppure faticano a tradursi in priorità e obiettivi chiari. Ancora più critico è il nodo delle risorse umane, affrontato solo a livello generico senza un piano numerico che specifichi professioni, aree territoriali e tempi. E poi c'è l'ingegnerizzazione: le Case e Ospedali di Comunità, la rete territoriale e quella ospedaliera richiedono ancora una definizione precisa di ruoli, responsabilità e flussi operativi. Perplessità che l'OMCeO Torino ha evidenziato con forza.
La provincia di Cuneo presenta, oltre a quelle generali, non poche criticità legate alla sua caratteristica geografia: il territorio su cui si disperde la popolazione, tra centri urbani e periurbani (Cuneo, Alba, Bra, Mondovì, Saluzzo), aree collinari (Langhe, Roero, Monregalese), valli e zone montane a bassa densità, con viabilità invernale difficile, rischia di creare una sanità a macchia di leopardo, come la definisce Sebastiano Cavalli, presidente OMCeO Cuneo, se il PSSR non prevede standard minimi di prossimità (distanze, tempi, trasporto socio-sanitario), una distribuzione ponderata di Case/Ospedali di Comunità e servizi territoriali e soluzioni specifiche per aree montane e rurali (ambulatori decentrati, telemedicina, équipe itineranti).
"In questo contesto, l’Ordine ritiene prezioso il contributo delle diverse componenti professionali", commenta Sebastiano Cavalli, presidente OMCeO Cuneo. "La carenza di personale è un tema nazionale, ma nella Granda assume connotazioni specifiche. Per garantire accesso e continuità a 550mila abitanti su 247 comuni servono MMG numericamente adeguati, disponibili a operare anche in zone periferiche, presìdi di continuità assistenziale e servizi di emergenza efficacemente distribuiti e infermieri, OSS, assistenti sociali, tecnici non concentrati solo negli hub. Senza incentivi specifici (economici, organizzativi, logistici), il rischio è quello dei 'deserti professionali': strutture nuove con organici insufficienti o instabili".
Il PSSR prevede investimenti significativi anche per il Cuneese, con nuovi ospedali hub a Cuneo e Savigliano. Una scelta coerente per le reti tempo-dipendenti (trauma, ictus, cardio), ma che cela un rischio concreto: "Se non accompagnati da un reale rafforzamento della medicina territoriale e domiciliare, da percorsi integrati tra MMG, ospedali di comunità, reparti e servizi sociali, e da soluzioni di mobilità per pazienti fragili", spiega ancora Cavalli, "il rischio è di consolidare un modello ospedalocentrico poco sostenibile per una popolazione anziana e dispersa. I Pronto Soccorso resterebbero semplici valvole di sfogo".
La provincia affronta fragilità sociali che rischiano di rimanere silenziose, come l'invecchiamento e lo spopolamento progressivi, una presenza significativa di lavoratori stagionali e migranti, famiglie gravate da carichi di cura crescenti. "Il PSSR richiama questi aspetti, ma non sempre li traduce in azioni concrete", osserva il presidente, "manca il potenziamento dell'ADI, PUA veramente accessibili, salute mentale di prossimità, trasporti socio-sanitari, supporto reale al volontariato che già copre molti vuoti".
"L'impianto del PSSR è moderno e coerente con le riforme nazionali e il PNRR. Le criticità sollevate dall'Ordine di Torino su dati, personale e rete operativa sono giuste e correggibili con atti integrativi e piani aziendali. Ma per il Cuneese il margine di errore è più stretto. Una programmazione che non tenga conto di orografia, dispersione e fragilità socio-demografiche rischia di ampliare le disuguaglianze", conclude il presidente Cavalli. "Per questo è fondamentale che la voce del territorio – medici di medicina generale, specialisti, ospedalieri, amministratori locali, associazioni – sia presente ai tavoli attuativi, trasformando il Piano in uno strumento reale di equità e prossimità".
"Il PSSR non definisce con chiarezza i livelli organizzativi e assistenziali che devono essere garantiti su tutto il territorio regionale. Questo lascia spazio alle iniziative virtuose delle Aziende, ma anche a inefficienze e usi incongrui delle risorse. Inoltre, il Piano non prevede connessioni efficienti tra le varie realtà sanitarie basate su reti informatiche stabili e condivisione real-time dei dati. Non affronta seriamente la deburocratizzazione dell'attività clinica attraverso la semplificazione delle procedure e il rafforzamento del personale amministrativo. Non identifica chiaramente quali funzioni assistenziali e di coordinamento debbano essere garantite a livello aziendale, distrettuale, di AFT, di Casa della Comunità", commenta Dott. Luciano Bertolusso, vicepresidente OMCeO Cuneo. "In assenza di questi elementi concreti, il PSSR rischia di rimanere un contenitore di buone intenzioni. È fondamentale che il PSSR venga tradotto in modo chiaro e operativo, tenendo conto delle specificità locali, a partire dalla distribuzione demografica e orografica della Granda e dall’esigenza di integrazione reale tra sanitario e sociale".

[Dott. Luciano Bertolusso, vicepresidente OMCeO Cuneo]
"Nel PSSR la salute orale viene affrontata solo marginalmente, nonostante le evidenze scientifiche dimostrino il suo ruolo cruciale nella prevenzione delle cronicità sistemiche. In un territorio come il nostro questa lacuna è inaccettabile. La programmazione territoriale deve includere esplicitamente la gestione delle urgenze odontoiatriche non differibili, la prevenzione orale per anziani, cronici e disabili già dalle scuole, l'inserimento della valutazione odontoiatrica nella valutazione multidimensionale dei fragili e nei loro Piani Assistenziali Individualizzati. Serve inoltre uno screening annuale nelle RSA e protocolli integrati tra MMG, odontoiatra e servizi sociali", spiega Dott. Gianpaolo Damilano, presidente CAO di Cuneo. "L'enfasi sulla digitalizzazione del PSSR deve includere anche l'odontoiatria: teleconsulti MMG-odontoiatra per urgenze differibili, telemonitoraggio delle lesioni orali croniche. Con costi contenuti, questi interventi riducono gli accessi impropri in Pronto Soccorso, aumentano la copertura per i fragili e abbattono la spesa a medio-lungo termine. Non servono nuovi LEA: serve una visione integrata e territoriale della salute, che consideri l'odontoiatria parte essenziale della presa in carico dei nostri pazienti fragili."

[Dott. Gianpaolo Damilano, presidente CAO di Cuneo]
















