Con la morte di Renato Dulbecco, cittadino americano dal 1953 e premio Nobel per la Medicina nel 1975, si è spento uno dei più grandi genetisti italiani nel mondo. Lo scienziato fu protagonista nella ricerca al fianco di Rita Levi Montalcini e Umberto Veronesi, ma anche combattente per l'Italia nella seconda guerra mondiale, partigiano lungo i sentieri delle montagne di Sommariva Perno. E ancora protagonista di quel Progetto Genoma (1986) accolto da alcuni osservatori con immotivato scetticismo. L'iniziativa scientifica internazionale, con l'obiettivo di arrivare alla conoscenza completa dei nostri geni e dei geni di qualunque specie, si è conclusa nel 2000 con un grande traguardo che a molti era sembrato un azzardo.
Rentato Dulbecco venne alla luce il 22 febbraio del 1914 a Catanzaro e da subito fu costretto, nei primissimi anni di vita, a seguire il padre, che lavorava nel Genio civile, in giro per il Nord Italia: Imperia e Torino le città della formazione, ma anche Cuneo, il paese della giovinezza. Dopo una laurea in medicina ottenuta nel 1936, e studi di fisica, chimica e matematica, nel 1947 lasciò l'Italia per gli Stati Uniti, chiamato da Salvador Luria all'Università di Bloomigton, nell'Indiana.
Nel 1949 si trasferisce al California Institute of Technology di Pasadena, dove diventa professore: è qui che nel 1955 riesce ad isolare il primo mutante del virus della poliomelite, realizzando una scoperta che sarà fondamentale per gli studi di Sabin sul vaccino. Si interessa alla ricerca oncologica, studiando virus animali che provocano forme di alterazione nelle cellule, arrivando a dimostrare che il DNA del virus viene incorporato nel materiale genetico cellulare, per cui la cellula subisce un'alterazione permanente.
Nel 1972 lascia gli Stati Uniti per l'Imperial College di Londra dove continua gli studi di oncologia. E' il 1975 quando il viaggio di Dulbecco fa finalmente tappa a Stoccolma: proprio grazie alle sue scoperte sui rapporti tra virus tumorali e materiale genetico della cellula, infatti, viene insignito del premio Nobel per la medicina insieme a David Baltimore e Howard Temin.