Si è chiusa con la visita al campo migranti del Foro Boario, al mini campo dello stadio Damiano e a quello attiguo della Coldiretti, l’incontro di studio tra rappresentanti ed operatori della Caritas italiana, di Caritas immigrazione e dei 18 presidi della penisola. Incontro che si è tenuto a Saluzzo dal 17 luglio a oggi 19 luglio.Giornate organizzate in funzione di un confronto della rete per migliorare l’intervento sul fenomeno dello sfruttamento lavorativo in agricoltura.
Saluzzo è l’unico presidio del Nord a confrontarsi con il fenomeno dei migranti, che sono per lo più di origine subsahariana e arrivano per le stagioni della frutta, vivendo in condizioni alloggiative molto precarie.
Da anni sotto i riflettori c'è l’area del Foro Boario, dove attualmente la densità va dalle 300 alle 400 persone. Difficile il calcolo e, variabile nelle diverse ore della giornata. Di sera arrivano persone in visita agli amici dell’accampamento, che si estende sul viale dell’ex mercato del bestiame, fino agli orti comunali.
Molti dormono sull’asfalto. Caritas, anche quest’anno, pur essendo cambiata la modalità di assistenza offre i servizi primari insieme a quelli di accoglienza, ascolto, informazione legale e di lavoro, assistenza sanitaria e segretariato sociale.
Come in altri presidi, anche nel Saluzzese si occupa di contrastare i fenomeni illegali di sfruttamento e caporalato. Al Foro Boario pur essendo la situazione molto problematica, non si sono verificati casi di questo tipo. “Saluzzo non è Rosarno”, anche grazie alla rete solidale che previene azioni di illegalità. Lo sottolineano gli operatori, lo sottolinea l’assessore alle politiche sociali del Comune Attilia Gullino.
“Dal 2014 quando è nato il progetto presidio, la linea è quella del coinvolgimento con le istituzioni – don Beppe Dalmasso direttore Caritas Saluzzo - e confrontandoci in maniera anche vivace, con sindaci e coltivatori, i risultati arrivano. Noi non siamo l’isola della bontà che vuole risolvere il problema. Non c’è stata soluzione e c’è anche un po' di amarezza per i risultati di un lavoro di 9 anni.
Quest’anno abbiamo fatto un scelta impopolare decidendo di non fare il campo solidale con le tende (le stesse dopo tre anni sono distrutte) e di cambiare modo di lavoro, optando per sistema di accoglienza maggiormente organizzato dal settore agricolo e dalle istituzioni. Un progetto di accoglienza diffusa dei lavoratori contrattualizzati coinvolgendo altre realtà (Comuni e aziende) per arrivare insieme, facendo ognuno il suo pezzo, ad una soluzione: la mission Caritas. Sogno il giorno in cui non batteranno più le mani solo a noi. Pensare questo, tre anni fa, era impensabile. Oggi c’è un lavoro di rete".
"Caritas ha un ruolo di importante sussidiarietà rispetto alle istituzioni, alle quali è accanto - sottolinea Oliviero Forti, responsabile nazionale immigrazione della Caritas, da anni presente nelle aree geografiche più critiche del fenomeno – usciamo dalla logica che ci sia un Deus ex machina: che la Caritas si possa sobbarcare il peso di queste realtà. Il dialogo e la collaborazione tra tutti sono la via giusta".
Dopo la visita al mini campo del Damiano, oggi con 36 persone, ma arriveranno a breve a 54, la visita al campo Coldiretti. “E’ il quinto anno di impegno con il campo container (48 posti a Saluzzo, 30 a Lagnasco) per migliorare le condizioni alloggiative dei lavoratori operanti nelle aziende della frutta - Mario Dotto segretario di zona - Gli stagionali, che nella maggior parte dei casi sono sempre gli stessi, qui arrivano più tardi, a ridosso della stagione".
Una tempistica diversa rispetto al Foro Boario dove vige la logica che chi prima arriva, più possibilità avrà di trovare lavoro.
"Il posto viene prenotato presso la Coldiretti entro il mese di maggio, un servizio che l’associazione fa alle aziende. C’è un contributo giornaliero di 4 euro per lavoratore di cui 2. 50 a carico dell’azienda".
Dopo i tre anni di tendopoli strutturata lungo i viali del Foro Boario, quest’anno Caritas in collaborazione con il Comune di Saluzzo, ha fornito solo i servizi essenziali, docce, bagni, cucine e corrente elettrica. Si sono aggiunte tre tensostrutture per il riparo di chi dorme all’addiaccio.
Entro venerdì dovrebbe essere allestito un grande tendone smontato dal Villaggio della pace della comunità di Suor Elvira, dove si è svolta la festa della Vita, conclusasi domenica.