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Politica | 22 settembre 2017, 13:07

Dal "Porcellum" al "Rosatellum bis": così potrebbe essere la nuova legge elettorale

Il disegno di legge presentato ieri in Commissione Affari Costituzionali dal Pd trova l’assenso di Forza Italia, Lega e centristi. Contrari i 5 Stelle e Mdp. Si tratta di una correzione in senso maggioritario rispetto al modello precedente, più rigidamente proporzionalista

Dal "Porcellum" al "Rosatellum bis": così potrebbe essere la nuova legge elettorale

Potrebbe essere l’ultimo tentativo per addivenire alla riforma elettorale richiesta dalla Consulta e più volte sollecitata dal Capo dello Stato prima di ritornare al voto nella prossima primavera.

Dal “Porcellum” al “Rosatellum”, questo il nome del disegno di legge presentato dal Pd al riguardo. Dal punto di vista olfattivo potrebbe risultare più gradevole. Sul piano politico incontra, per ora, il favore di Pd, Forza Italia, Lega e centristi e la ferma contrarietà del Movimento 5 Stelle e di Mdp/Art Uno di D’Alema e Bersani.

Il “Rosatellum bis”, così è stato battezzato, prevede un sistema elettorale misto: il 36% dei seggi viene assegnato col sistema maggioritario e il 64 con quello proporzionale. 231 seggi alla Camera e 102 al Senato vengono attribuiti attraverso collegi uninominali, con criterio maggioritario, per cui vince chi ottiene il più alto numero di voti.

I restanti seggi vengono invece attribuiti col metodo proporzionale, nell’ambito di collegi plurinominali. Sono ipotizzati dei listini brevi (da due a quattro candidati). Si vota con un’unica scheda e non è prevista la possibilità di voto disgiunto. Il seggio, nei collegi uninominali, è assegnato al candidato che ottiene il maggior numero di consensi. Per i seggi nei collegi uninominali, il riparto avviene invece a livello nazionale, con metodo proporzionale, tra le coalizioni di liste e le liste che abbiano superato le soglie di sbarramento. E’ previsto uno sbarramento del 3% per le liste e del 10% per le coalizioni. Nessun candidato può essere presente in liste con lo stesso simbolo in più di tre collegi plurinominali. E’ inoltre ipotizzata la rappresentanza di genere. Nessuno dei due generi, nei collegi uninominali, può essere rappresentato in misura superiore al 60%. Nei collegi plurinominali nessuno dei due generi, nella posizione di capolista, può essere rappresentato anche in questo caso nella misura superiore al 60%.

Il disegno di legge prevede una delega al Governo, entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge, per la definizione dei collegi sia uninominali che plurinominali per Camera e Senato.

In sintesi estrema, si tratta di una correzione in senso maggioritario, rispetto all’ipotesi più marcatamente proporzionale che era naufragata.

Le premesse dicono che potrebbe essere la volta, vista l’ampia convergenza che si sta registrando, tuttavia i precedenti consigliano prudenza.

GpT

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