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Attualità | 12 febbraio 2019, 18:30

Da Alba la bella storia di Angela, "portiere sociale" per gli ospiti di Casa Pina

Con la sua esperienza prossima a chiudersi la Cooperativa Alice cerca un singolo, una coppia o una famiglia pronte a prendersi cura della struttura di corso Canale. In cambio un appartamento in comodato

L'housing sociale di frazione Mussotto ad Alba

L'housing sociale di frazione Mussotto ad Alba

L'albese Casa Pina è alla ricerca di un nuovo portiere sociale. Il bando lanciato dalla cooperativa sociale Alice, con scadenza il 31 marzo, è rivolto a singoli, coppie e famiglie che abbiano voglia di dedicare un anno, anche prorogabile, a un’esperienza nel sociale.

Di cosa si tratta? Di risiedere in uno degli alloggi dell’housing sociale di frazione Mussotto ad Alba e, pur mantenendo i propri impegni lavorativi ed extralavorativi, di "occuparsi" degli altri inquilini, promuovendo occasioni di incontro e socializzazione, anche sul territorio, diventando un punto di ascolto informale di bisogni e esigenze, facilitando le relazioni tra i residenti e, in questo modo, contribuendo al loro percorso verso l’autonomia. Tutto con il supporto periodico dell’equipe educativa del servizio.
L’appartamento, composto da cucina, bagno e una o due camere a seconda del nucleo selezionato, verrà dato in comodato d’uso gratuito, mentre al portiere spetterà il pagamento delle utenze (luce, gas, acqua).

I candidati potranno presentare le domande all’indirizzo di posta elettronica socialhousing@coopalice.net compilando la scheda stampabile dal sito www.coopalice.net. Seguiranno colloqui conoscitivi e di approfondimento. Si prevede di attivare il servizio entro luglio 2019, compatibilmente con le esigenze reciproche.

Chi è oggi il portiere sociale di Casa Pina? Dopo due ragazzi (il primo si è fermato per due anni, il secondo per tre), da ottobre 2017 a ricoprire il ruolo è Angela Basile, albese di 28 anni che a Roddi gestisce una piccola scuola di avvicinamento alla musica e che, a breve, lascerà Alba. Aveva cominciato insieme alla sorella, trasferitasi poi dopo alcuni mesi per ragioni di lavoro.

Ho scelto di partecipare al progetto per diversi motivi – racconta -, la voglia di mettermi in gioco, di fare qualcosa nel sociale, seguendo l’esempio dei miei genitori molto sensibili a questa tematica, di costruirmi una storia da raccontare, ma soprattutto perché, bambina arrivata dal Sud con tutta la famiglia vent’anni fa, mi sentivo in debito di riconoscenza verso chi ci ha aiutati a integrarci. Non è stato facilissimo, il pregiudizio era forte. Bisognava lavorare il doppio degli altri solo per dimostrare che non è vero che tutti i meridionali non hanno voglia di fare nulla, dovevamo essere sempre le bambine più educate e più gentili. Nonostante questo, sono state tante le persone che ci hanno fatto da conchiglia”.

Per questo riesco a mettermi nei panni dei miei attuali vicini di casa – prosegue -. Casa Pina è prima di tutto un condominio, ognuno ha il proprio alloggio. I miei compiti sono vari, uno di questi è di riscoprire le pratiche di 'buon vicinato': aiutare nei momenti di bisogno immediato, come ad esempio accompagnare le persone che non hanno la macchina in farmacia, al lavoro o a scuola, oppure stimolare gli inquilini a ritrovarsi nella sala comune per condividere un film, una partita a carte, una fetta di torta, una chiacchierata, o semplicemente aiutarli nello studio. L’altro compito è di aprire Casa Pina alla città. Gli ospiti della casa hanno modo di interagire con Alba, attraverso il loro lavoro o le attività di volontariato e tirocinio, mentre il cittadino di Alba è difficile che venga qui. La scorsa estate per esempio abbiamo organizzato, con l’aiuto di alcuni volontari, un lungo periodo di danze folk qui in cortile. E’ stato molto bello e sono arrivati ballerini e musicisti persino da Genova!”.

Dopo questi mesi mi sento un po’ la custode della casa, ma non solo, anche delle tante storie che mi sono state raccontate. Non ho mai chiesto nulla, ma poco per volta i residenti hanno deciso di condividere il percorso che li ha portati qui. Si fidano di me e del contesto in cui si trovano. Adesso che manca poco al termine, mi dispiace lasciare il progetto e il territorio, anche se continuerò a lavorare a Roddi. Seppur non ci sono nata, le Langhe sono la mia casa. Sicuramente questa esperienza non deve rimanere mia, mi piacerebbe trovare il modo di portarla altrove, di raccontarla. Ho tante idee e si tratta solo di riordinarle”.

Che cos’è Casa Pina? Una casa solidale che accoglie nuclei famigliari in emergenza abitativa temporanea o persone in percorsi di reinserimento sociale per un periodo massimo di 18 mesi. Casa Pina è un luogo dove intraprendere un percorso di responsabilizzazione, ma vuol essere anche un centro di incontro e di scambio, aperto e dinamico, in cui stabilire legami, ricercare equilibri, educare alla libertà, trovare momenti di riflessione ed ascolto. A Casa Pina si cerca, quindi, di coniugare il “bisogno di casa” con il “bisogno degli abitanti”: la soluzione abitativa da sola non può costituire la risposta a quella che viene definita vulnerabilità sociale. Al beneficiario è proposto un progetto personalizzato complessivo teso all’inclusione sociale in cui l’offerta dell’alloggio fa parte di un vasto intervento di accompagnamento.

Redazione

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