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Attualità | 29 settembre 2019, 12:59

Ma Leonardo è stato a Saluzzo? Primi indizi di una ricerca che potrebbe provarlo

Nella conviviale Rotary Saluzzo, il pittore Franco Giletta ha raccontato la storia del grande genio italiano del Rinascimento con inediti, curiosità, legami

Luigi Musacchio e Franco Giletta

Luigi Musacchio e Franco Giletta

Un viaggio nella storia professionale e umana di un uomo straordinario che anche nelle avversità ha saputo reagire. Perché, alla fine, “Vinci”.

E' il ritratto narrato della personalità enigmatica e poliedrica di Leonardo da Vinci, autore di opere straordinarie, circondato da personaggi di altrettanto rilievo composto, nell’ultima conviviale Rotary Saluzzo, da Franco Giletta, pittore, avvocato saluzzese, appassionato di storia e del Rinascimento.

L’incipit intorno all’enigma caro ai saluzzesi e suggerito dal presidente Rotary cittadino Luigi Musacchio: "Ma Leonardo venne o no nel Saluzzese, a Saluzzo?"

La ricerca a cui sta lavorando Giletta lo dimostrerà.

Certo è il manoscritto, tra i tantissimi, da cui si parte, datato il 5 di genaro 1511 che cita il “Monbracho sopra Saluzo sopra la certosa un miglio a piè di Monviso a una miniera di pietra faldata la quale e biancha come marmo di carrara senza machule” parlando della quarzite.

La scritta "Saluzo", di uno dei più grandi geni dell’umanità, dovrebbe essere riportata sotto il cartello stradale della città, secondo quanto suggeto dal relatore al primo cittadino.

Casualità, tracce, affascinanti connessioni, legami non conosciuti, evidenziati da  Giletta giocano a favore dell’ ipotesi che Leonardo conoscesse la città, allora capitale del Marchesato, al centro della scena.

Lo scultore Benedetto Briosco, che lui cita nel documento in questione, era stato a Saluzzo avendo realizzato nel 1508 il mausoleo del marchese Ludovico II, morto nel 1504.

Inoltre, sempre il  “maestro Benedetto” aveva lavorato nella chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano dove, negli stessi anni, Leonardo dipinse l’Ultima Cena.

Ancora, il priore della chiesa milanese era Vincenzo Bandello, nipote di Stefano Bandello, frate servo di Maria, fatto beato perché aveva protetto Saluzzo assediata dalle truppe dei Savoia.

A questo si aggiunge l’interesse di Leonardo per le Alpi e sempre a favore della permanenza nell’allora capitale del Marchesato, la somiglianza alla composizione leonardesca dell’Ultima Cena affrescata nella cappella marchionale di Revello, fatta realizzare da Margherita di Foix, che era stata a Milano e che probabilmente la commissionò a un collaboratore del genio.

Viene considerata, ha sottolineato Giletta, una delle prime e più importanti copie el primo Cinquecento, dell’Ultima Cena di Leonardo. Fu realizzata nell’anno della morte del genio italiano che avvenne nel 1519 (questo è l'anno celebrativo dei 500 anni) ad Amboise nel castello del re Luigi XII di Francia, dove Leonardo portò il dipinto conosciuto come il suo capolavoro: la Gioconda, uno dei quadri più amati da lui, a cui continuamente lavorò. "Quasi un quadro vivente", che invecchiò con lui.

Lo amò come un altro quadro, continua il relatore, il San Giovanni, con l’indice verso l’alto, il gesto leonardiano per eccellenza che ritorna in altre opere e che cita l’idea verso l’alto, l'irruzione del divino del quotidiano.

Dopo Leonardo scultore, ritrattista, anatomista, botanico, musico, organizzatore di eventi a Milano, che si espresse nei più disparati campi dell'arte e della conoscenza, che conobbe i più grandi geni dell’epoca, da Botticelli a Michelangelo, a Raffaello, Leonardo pittore. Ecco l’analisi di Franco Giletta: "Per lui l’importante era ideare la pittura, la pittura era cosa mentale. Fu il primo vero concettuale della storia dell’arte, dando prevalenza al concetto anziché all’opera".

Alla conviviale rotariana, in cui le domande dei presenti al relatore hanno dato l’input per un surplus di notizie e curiosità, ha partecipato anche una delegazione del gruppo Scout Agesci Saluzzo 1.

Il Rotary cittadino, nell’ambito delle iniziative rivolte ai giovani, ha finanziato la partecipazione di Greta Bollati, 16 anni, di Villafalletto, frequentante il liceo musicale a Cuneo, scout da 8 anni, al 24° Jamboree, il ritrovo mondiale degli scout, che si è tenuto in West Virginia (Usa) dal 22 luglio al 2 agosto e ha visto la partecipazione di oltre 40 mila scout da tutto il pianeta, di cui un migliaio dall’Italia. 

Vilma Brignone

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