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Economia | 14 ottobre 2019, 10:44

Ecco tutto quello che devi sapere sulla previdenza complementare

Esistono svariate modalità di accumulo di tali fondi, sia personali che collettive ed è possibile adattarle alle singole esigenze.

Ecco tutto quello che devi sapere sulla previdenza complementare

I versamenti ai fini pensionistici vengono, normalmente, effettuati dall’azienda di cui si è dipendenti. Sempre più spesso, però, si decide d’integrare con la previdenza complementare, che rappresenta il cosiddetto secondo pilastro. Ciò accade soprattutto nei casi in cui la somma versata sia insufficiente a uno stile di vita adeguato o non si abbia affatto un’occupazione. Esistono svariate modalità di accumulo di tali fondi, sia personali che collettive ed è possibile adattarle alle singole esigenze.

Tra gli erogatori della previdenza complementare figurano le compagnie assicurative, le quali prevedono Piani Individuali (PIP) per qualunque soggetto, sia esso lavoratore che disoccupato. Banche e società di gestione immobiliare sono, invece, organi attraverso i quali è possibile stabilire un piano pensionistico integrativo anche collettivo. Infine, dagli accordi tra sindacati e datore di lavoro, nascono i fondi pensione chiusi, ovvero limitati a categorie specifiche quali metalmeccanici o chimici, e sono esclusivamente collettivi.

L’erogazione della pensione integrativa può avvenire solo quando si siano raggiunti l’età o gli altri requisiti richiesti dal primo pilastro del sistema pensionistico italiano ed è prevista sia per tutta la durata della vita dell’aderente, che in forma di reversibilità nei confronti dei familiari, in caso di decesso del richiedente. Quella temporanea, invece, ha una durata limitata nel tempo e stabilita in anticipo ma è meno diffusa rispetto alle precedenti. Altre forme di pensione integrativa sono corrisposte solo a partire da una data prestabilita, mentre altre prevedono un aumento del capitale a seguito di perdita dell’autosufficienza del soggetto.

In taluni casi, il capitale viene interamente corrisposto in un’unica soluzione, così da predisporre di una somma importante da gestire in totale libertà; la pensione integrativa mista, invece, prevede l’erogazione immediata di metà della somma e il restante sotto forma di rendita mensile. Tali soluzioni sono utili soprattutto a chi abbia progetti importanti su cui investire nell’immediato, come ad esempio l’acquisto di un bene mobile o immobile, ma rischiano anche di rappresentare una limitazione in termini temporali se il capitale viene impiegato interamente, a scapito di una rendita scadenzata negli anni a venire.

Destinare una determinata cifra mensile a una pensione integrativa futura, però, non è l’unica modalità di accumulo prevista: molti lavoratori dipendenti, ad esempio, scelgono di utilizzare, in tal senso, la liquidazione, o trattamento di fine rapporto (TFR). In quest’ultimo caso i vantaggi sono molteplici e comprendono una minore tassazione, una rivalutazione monetaria più favorevole e l’impossibilità, da parte di eventuali creditori, di rivalersi su tale somma. In ogni caso, le somme versate al fine di ottenere una pensione complementare, godono di vantaggi fiscali notevoli, quali la deducibilità dalle tasse se dichiarate regolarmente nel 730.

La pensione integrativa, quindi, oltre ad essere rivolta indifferentemente a qualunque tipologia di soggetto, è anche richiedibile anticipatamente fino al 75% del suo valore e si presenta adatta sia a chi voglia investire somme importanti, sia a chi possa permettersi un contributo più modesto. Risulta, inoltre, sempre controllata rigorosamente dalla COVIP, l’organismo competente che si occupa di garantire la corretta vigilanza sui fondi pensionistici italiani.

Per scegliere la previdenza complementare più adatta alle proprie esigenze, ci si può affidare agli organi competenti che si occupano di pensioni integrative, a professionisti del settore o persino a portali autorizzati che possano suggerire la soluzione personalizzata migliore. Verranno presi in considerazione parametri quali l’età, il sesso, l’aspettativa di vita e altri coefficienti di conversione da combinare con il capitale raggiunto, al fine di stabilire l’erogazione finale ottimale per il contribuente.

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