A Carnevale ogni scherzo vale? No, non è proprio così. Far ascoltare “Faccetta nera” non è proprio la stessa cosa di cantare la canzone di Ciaferlin, anche se in un contesto baldoria carnevalesca, quale è stato sabato 18 febbraio, che ha visto la sfilata di carri allegorici in notturna e gruppi mascherati in tutto il centro cittadino. I
l fatto, avvenuto nell’ambito della manifestazione appena conclusa, è stato segnalato dal direttivo dell’Anpi sezione Saluzzo (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) presieduto da Paola Sibille, con una lettera alla nostra redazione. In essa si evidenzia e stigmatizza la notizia, avuta a sua volta da alcuni residenti intorno a piazza Garibaldi che, dagli altoparlanti di uno dei carri allegorici non identificato, in transito nella zona verso le 23,30, dopo la parata, si sarebbero levate le note di “Faccetta nera”: “Canzone composta e musicata nel 1935 in occasione della massiccia propaganda fascista volta a esaltare il colonialismo italiano nell’Africa Orientale.” Come riporta la lettera dell’Anpi.
“Un fatto grave – commenta Fiammetta Rosso, segretaria e vicepresidente dell’associazione- non so se avvenuto per leggerezza ed ignoranza oppure voluto”.
Con una coincidenza: il fatto si sarebbe verificato a pochi metri dal percorso delle “Pietre d’inciampo” che ricordano la storia dei 29 ebrei saluzzesi morti nei campi di concentramento e proprio in piazza Garibaldi, una di queste ricorda la vita di Lea Diena.
Puntuale la condanna: “Come Associazione Nazionale Partigiani d’Italia sezione di Saluzzo esprimiamo una forte condanna politica ed etica per chi ha compiuto la sciagurata scelta di riproporre in una serata di festa e di condivisione parole di sfruttamento e di odio razziale, approfittando di un presunto diritto alla goliardia per evocare fatti che sono stati la vergogna d’Italia”. Scrive il direttivo Anpi saluzzese.
Nella lettera anche alcune annotazioni circa il testo originale di Faccetta nera “non gradito alla propaganda, perché ritenuto fraternizzante nei confronti della popolazione abissina fu censurato e riscritto per ben due volte sino a diventare l’inno di conquista e di sottomissione tramandato dalla storia. La versione diffusa nel corso del carnevale sabato sera è esattamente il testo fascistizzato dal regime, con i suoi contenuti brutali di razzismo ed esaltazione della guerra che nemmeno la musica remixata degli anni zero è stata in grado in grado di celare o di attenuare”.
L’episodio porta ancora una volta all’attenzione la presa di posizione e di coscienza di fronte a inni politici fortemente connotati proposti in contesti pubblici o in eventi.
Lo fu anche per il 60° Festival della Canzone Italiana di Sanremo nel 2010, quando scese in campo il Cda della Rai per chiudere la polemica e dire no proprio a “Faccetta nera”, “Giovinezza”, ma anche a “Bella Ciao”, proposte nella carrellata di canzoni leggendarie che hanno fatto la storia musicale italiana e contrassegnato storicamente l’Italia.