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Attualità | 17 novembre 2014, 21:25

Svelato il DNA del Nebbiolo: nel suo genoma i segreti di grandi vini Piemontesi

Incontro di presentazione dei risultati il 28 Novembre ad Alba

Svelato il DNA del Nebbiolo: nel suo genoma i segreti di grandi vini Piemontesi

È stato decodificato il genoma del Nebbiolo, vitigno base per la produzione di Barolo, Barbaresco e di altri grandi vini non solo Piemontesi. Dopo che nel 2007 l'Italia aveva contribuito in modo determinante al sequenziamento del genoma del Pinot nero, e dopo che pochi altri vitigni hanno avuto l’onore di svelare i propri geni, oggi il Nebbiolo si aggiunge a questo per ora ristretto club. Un gruppo di ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante, ex-Istituto di Virologia Vegetale, con sedi a Torino e Grugliasco) e dell’Università di Verona (Dipartimento di Biotecnologie) ha raggiunto questo importante traguardo grazie al finanziamento messo a disposizione dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo. Un notevole aiuto sul campo è stato fornito dalla Vignaioli Piemontesi, la più grande organizzazione regionale di produttori vitivinicoli. La ricerca è stata condotta nell’ambito del progetto “Nebbiolo Genomics: genomica strutturale-funzionale su aspetti patologici e qualitativi”. La novità assoluta è che il sequenziamento ha riguardato i genomi di ben tre cloni di Nebbiolo molto diffusi sul territorio: l’utilizzo di tre cloni fenotipicamente diversi è infatti funzionale all’ottenimento di un quadro genetico il più possibile preciso del vitigno che, com’è noto, possiede un’ampia variabilità intravarietale.

Ci sono voluti tutti i recenti progressi della ricerca biotecnologica per permettere di arrivare a questo risultato, reso possibile dall’impiego delle Next generation sequencing technologies, le nuove tecniche che stanno cambiando tempi e modalità della mappatura dei genomi. E’ noto che le grandi caratteristiche qualitative del Nebbiolo derivano dall’interazione tra la sua base genetica e le caratteristiche pedoclimatiche degli ambienti in cui esso è coltivato (terroir). Il primo obiettivo del progetto “Nebbiolo Genomics”, iniziato nel 2012, è stato appunto la caratterizzazione genetica approfondita del Nebbiolo, base di partenza indispensabile per la comprensione di vari aspetti qualitativi e patologici del vitigno. Caratteristica peculiare del progetto stesso è l’uso di un approccio pluridisciplinare che combina i metodi scientifici innovativi (analisi del genoma, come visto, ma anche del trascrittoma) e i dati agronomici raccolti in vigneto per la tipizzazione del Nebbiolo. Le informazioni ottenute rappresentano la base di partenza per analisi molecolari che andranno al di là delle caratteristiche generali del vitigno, permettendo di evidenziare anche sul piano genetico le differenze tra cloni, con particolare attenzione alla sintesi degli antociani nelle bacche. La ricerca non si ferma qui: il sequenziamento del genoma apre nuove prospettive anche per lo studio dell’interazione vite/patogeni, in particolare nella lotta contro la Flavescenza dorata.

La scoperta è stata presentata alla comunità scientifica internazionale nel congresso sulla Genetica della vite (11th International Conference on Grapevine Breeding and Genetics) che si è svolto a Pechino tra luglio e agosto 2014. I risultati ora verranno esposti in sede locale, in un appuntamento in programma il 28 novembre (ore 10) ad Alba (CN) presso l’Aula Magna dell’Ampelion. Si discuteranno anche le prospettive aperte da questi risultati, le possibili ricadute e le implicazioni sul fronte della lotta alla Flavescenza dorata e del fenomeno del recovery. Nell’incontro verrà inoltre presentato il nuovo progetto “Inteflavi - Un approccio innovativo e integrato allo studio e alla gestione della flavescenza dorata” finanziamento dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, Consorzio Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, Consorzio Tutela Roero, Albeisa Unione Produttori Vini Albesi, sarà condotto sul piano scientifico dal Dipartimento di Scienze Agrarie Forestali e Alimentari dell’Università di Torino e dal già citato Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante del CNR.

 

IPSP – CNR,  Unità di Grugliasco

rg

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