Dal 1 gennaio di quest’anno, sulle fatture emesse a loro debito per forniture e servizi, i Comuni dovranno pagare solo l’importo del corrispettivo fatturato mentre l’Iva dovuta dovrà essere corrisposta direttamente all’erario. Per i Comuni ed in particolar modo per i piccolo Comuni aumentano, di conseguenza, gli adempimenti a carico dei propri dipendenti perché all’operazione unica dell’emissione del mandato di pagamento della fattura se ne aggiungono almeno altre tre operazioni, quella di effettuare la ritenuta Iva sul mandato di pagamento, quella del reintroito in bilancio dell’Iva trattenuta con apposita reversale e quella del mandato di pagamento dell’Iva reintroitata all’erario.
Il sindaco di Casteldelfino Domenico Amorisco, che per oltre 35 anni ha svolto il ruolo di segretario comunale, commenta in merito: “Alla faccia della sburocratizzazione: in questa parola c’è solo una S in più perché in realtà si tratta di una ennesima burocratizzazione della pubblica amministrazione prevista dalla legge di stabilità 2015 alla lettera b) del comma 629, ultima invenzione del Governo Renzi in nome delle tante osannate riforme che invece camuffano l’esatto opposto di quelle che dovrebbero essere le vere riforme”.
In gergo non tanto comune visto che le parole vengono prese in prestito dall’inglese, quest’ultima invenzione del Governo Renzi viene chiamata “Split payment” ed è “venduta sotto forma di lotta all’evasione fiscale, però chi ne porta le conseguenze non sono gli evasori ma sono da una parte i Comuni o meglio i dipendenti comunali, fra l’altro, bloccati da anni nella rivalutazione dei loro trattamenti economici che si vedono accrescere a dismisura i loro compiti e dall’altra parte le imprese fornitrici che si vedono così ridotta la liquidità conseguente alla mancata riscossione dell’Iva e forse anche compromessa la possibilità di conguagliare i crediti Iva con l’Iva a debito nei confronti dello Stato”.
“Una situazione insostenibile – conclude Amorisco - che va ad aggravare la crisi economica in atto già da tempo e non va, contrariamente a quanto sostiene il presidente del consiglio dei Ministri Renzi, certamente nella direzione degli investimenti o dell’occupazione perché, in nome del risanamento del debito pubblico che è incolmabile perché non ha un fondo, tartassati da tasse, tributi, addizionali e balzelli vari, non ultimi la spending review e lo split payment, Enti pubblici ed investitori che poi sono la forza economica del paese sono già alla frutta mentre a Roma queste risorse continuano ad essere divorate da intoccabili e ormai sotto silenzio indennità e vitalizi proprio di chi siede sui banchi parlamentari ad approvare, ironia della sorte con continui voti di fiducia, queste penalizzazioni di una ripresa economica che con siffatti presupposti non ci potrà mai essere”.