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Attualità | 27 luglio 2025, 10:30

Montagne in movimento: nuove popolazioni, reti e strategie per rilanciare l’Italia che sale

Presentato a Marmora il Rapporto Montagne Italia 2025 dell’UNCEM: dati in crescita per le Terre Alte, ma servono visione, investimenti e governance multilivello. La riflessione del professor Filippo Monge rilancia il dibattito su attrattività e accessibilità dei territori

Montagne in movimento: nuove popolazioni, reti e strategie per rilanciare l’Italia che sale

Una montagna che non si spopola, ma cambia volto. Che attira nuovi abitanti, valorizza le reti locali e si ripensa come laboratorio di innovazione e coesione sociale. È questa la fotografia che emerge dal Rapporto Montagne Italia 2025 dell’UNCEM, presentato ieri, sabato 26 luglio, presso il Centro polivalente di Marmora e Canosio, nel cuore della Valle Maira. L’evento si inserisce in un ciclo estivo di incontri territoriali che seguono la presentazione ufficiale a Roma dello scorso 24 giugno.

Il documento, nato dal Progetto Italie in collaborazione con il Dipartimento per gli Affari regionali e le Autonomie della Presidenza del Consiglio dei ministri, raccoglie 800 pagine di dati e proposte per leggere e governare i profondi cambiamenti in atto nelle aree montane italiane, dalle Alpi agli Appennini.

Tra i dati più significativi del rapporto spicca il saldo migratorio positivo verso le zone montane tra il 2022 e il 2023, con quasi 100.000 nuovi residenti, pari a un incremento dell’1,2%. A livello nazionale, il trend è iniziato oltre 15 anni fa, ma oggi si rafforza anche nel Cuneese, dove si registra un saldo medio di +29,6 per mille, con punte del 43,5 per mille in valle Tanaro e del 36,5 in valle Maira.

Non solo: il tasso di occupazione nell’area cuneese tocca il 42,7% (contro la media nazionale del 38,5%), l’occupazione femminile raggiunge il 39,7% e la disoccupazione è inferiore sia per gli uomini (4,9%) che per le donne (7,3%) rispetto alla media italiana.

"Le montagne tornano a essere attrattive – ha sottolineato Roberto Colombero, sindaco di Marmora e presidente regionale UNCEMma serve accompagnare questo movimento con politiche solide e strutturate".

Il Rapporto propone una serie di misure concrete: garantire un medico di base e almeno un’ambulanza per ogni comune montano, utilizzare società pubbliche o partecipate per investimenti infrastrutturali, e rafforzare le Green Communities come strumento per rilanciare energia sostenibile, mobilità e ambiente. Su questo punto si è sottolineata la necessità di fondi nazionali ed europei adeguati, ma anche il coinvolgimento attivo delle comunità locali, in una logica di progettazione “dal basso”.

"Dobbiamo superare gli squilibri nei servizi essenziali per garantire pari diritti ai cittadini che scelgono di vivere in montagna", ha affermato Marco Bussone, presidente nazionale UNCEM.

Il Cuneese, nello specifico, è stato analizzato attraverso un campione di 134 Comuni e 95.808 abitanti, divisi in sette macro-aree, dalle Terre del Monviso alle valli Tanaro, Maira, Grana, Vermenagna, Gesso, Alta Langa e Langhe Cebane. Sono 250 le comunità territoriali, pari al 65% del totale, che hanno presentato progetti nell’ambito del programma Green Community con un bilancio demografico positivo.

La riflessione del Prof. Filippo Monge

All’interno dell’evento, abbiamo ricevuto e pubblichiamo integralmente la riflessione di Filippo Monge, Professore di Economia dell’Innovazione e Direttore del Master Executive in Gestione e Promozione dei Sistemi Montani – Università di Torino:

"Nel contesto contemporaneo, i territori sono chiamati a competere non solo per risorse economiche e investimenti, ma anche per capitale umano, progettualità e visibilità. Il successo territoriale, tuttavia, come correttamente descritto nel recente Rapporto Montagne Italia 2025 di UNCEM (presentato oggi in Valle Maira da Marco Bussone presidente nazionale UNCEM e Roberto Colombero sindaco di Marmora), non può essere letto con le lenti unidimensionali della crescita economica. È necessario adottare un approccio sistemico e relazionale, in cui l’identità e la capacità trasformativa dei territori derivano dall’interazione dinamica tra attrattività e accessibilità.

Nella complessità contemporanea dello sviluppo locale, la competitività di un sistema territoriale non si misura più unicamente attraverso parametri economici tradizionali, bensì attraverso la sua capacità di essere al contempo attrattivo e accessibile. Questa distinzione – e la loro integrazione – rappresenta una chiave interpretativa avanzata per comprendere le traiettorie di crescita sostenibile e inclusiva. In tale ottica, l’utilizzo di uno strumento diagnostico come una nuova matrice che incrocia le variabili legate all’attrattività (Giovani, Rete, Comunicazione) con quelle dell’accessibilità (Visione, Progetto, Squadra) permette di disegnare, anche per la montagna cuneesi e le nostre aree interne, mappe interpretative in grado di orientare l'azione pubblica e privata.

Il primo elemento riguarda la capacità del territorio di “chiamare a sé” risorse e competenze. La presenza e il protagonismo delle giovani generazioni costituisce un indicatore cruciale. I sistemi che investono su formazione, inclusione generazionale e talent retention, come dimostrano Del Giudice e Maggioni (2014), sono quelli più capaci di innescare dinamiche di innovazione sociale ed economica. La rete, intesa come tessuto di connessioni tra attori pubblici, privati e della società civile, è fondamentale per costruire capitale relazionale. I territori intelligenti sono quelli che strutturano relazioni aperte e multilivello, dove l’innovazione si diffonde attraverso canali informali e cooperativi.

Il secondo elemento riguarda la capacità del territorio di rendere le proprie opportunità effettivamente accessibili. La visione rappresenta il punto di partenza: essa fornisce una narrazione comune, uno scenario di lungo periodo che orienta le energie e le scelte collettive. La capacità progettuale richiede competenze tecniche, governance multilivello e strumenti partecipativi che guardino alla semplificazione amministrativa.

La squadra chiude il triangolo dell’accessibilità. Essa è composta dai soggetti chiave – istituzioni, imprese, terzo settore, cittadini attivi – che operano come unità coesa, condividendo obiettivi e strumenti. Senza una team competente e sinergico, ogni visione rischia di rimanere un enunciato astratto.

In questa prospettiva, la matrice può rappresentare un linguaggio condivisibile tra amministratori, cittadini, accademici, imprenditori, in grado di facilitare una visione integrata, superando dicotomie tradizionali e abilitando processi collaborativi di pianificazione strategica. La tensione tra attrattività e accessibilità non è un conflitto, ma una sfida di equilibrio. Solo quei territori capaci di coniugare apertura e inclusività, visione e cooperazione, comunicazione e progettualità, saranno in grado di generare sviluppo sostenibile e coesione sociale".

Cesare Mandrile

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