Aiutiamo gli immigrati a casa loro? Noi lo facciamo, promuovendo il commercio equo e solidale

Dopo l'intervento del sindaco di Beinette sulla questione immigrati e ospitalità, da Chiusa Pesio arriva un intervento propositivo, scaturito dalla decisione del primo cittadino Sergio Bussi di promuovere una raccolta firme per dire no all'arrivo e all'accoglienza di nuovi profughi in paese.

Ci scrivono da "equAzione", associazione culturale che opera nel comune di Chiusa Pesio dal 2003. In questi anni ha intrapreso o supportato iniziative volte ad aiutare l'inserimento delle comunità straniere presenti sul territorio, ma occuparsi direttamente di immigrazione non è il suo mestiere.

L'attività principale rimane la divulgazione dei principi ispiratori del commercio equo e solidale mediante la gestione dello spaccio in via Mazzini. Le migliaia di botteghe del commercio equo e solidale presenti in Italia e nel mondo contribuiscono a risolvere a monte il problema dell'immigrazione.

Gli articoli commercializzati in questi negozi garantiscono un'equa retribuzione a tutti i lavoratori ed attori coinvolti nella filiera. Evitando lo sfruttamento a cui sono sottoposti i lavoratori del sud del mondo dai perversi meccanismi economici gestiti dalle multinazionali, mettono realmente in pratica lo slogan "aiutiamoli a casa loro".

Scrivono: "Pertanto invitiamo tutti ed in particolar modo i seguaci di quelle forze che di quello slogan si riempiono solo la bocca a scopi propagandistici a sostenere il commercio equo e solidale traducendo così lo slogan in realtà come fa equAzione anche con progetti in Italia, es. Libera di Don Ciotti. Per quanto riguarda la raccolta firme, pur condividendo alcune motivazioni relative alla gestione del problema immigrazione, ne dobbiamo purtroppo stigmatizzare gli effetti che sta avendo in paese, alimentando le divisioni e le intolleranze già amplificate da questo lungo periodo di crisi economica dalla quale non usciremo sicuramente gettando benzina sul fuoco di questa "guerra tra poveri".