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Attualità | 26 ottobre 2015, 11:41

"Trident Juncture 2015": anche le "Donne in Nero" di Alba dicono no all'esercitazione NATO

Riceviamo e pubblichiamo

"Trident Juncture 2015": anche le "Donne in Nero" di Alba dicono no all'esercitazione NATO

Gentile Direttore,

come “Donne in Nero contro la guerra” (sezione di Alba) da anni ci occupiamo di conflitti armati e guerre, a partire dalla relazione con le donne dei luoghi dei conflitti. Insieme a loro abbiamo individuato nella NATO una vocazione militare sempre più accentuata, con il passaggio da una strategia di difesa ad una di interventi  militari.

La politica della NATO è divenuta negli anni, dal 1991 ad oggi, sempre più orientata agli interventi e pronta alla guerra, in grado di entrare in azione sia all'interno dell'Europa sia molto lontano: l’Italia ha pienamente partecipato a tale cambiamento.

Nelle linee guida della Ministra della Difesa Pinotti oggi si dice “per la salvaguardia degli interessi vitali il paese è pronto a fare ricorso a tutte le energie disponibili e ad ogni mezzo necessario compreso l'uso della forza o la minaccia del suo impiego”, “lo strumento militare rappresenta per il paese una assicurazione e una garanzia per il suo stesso sviluppo”.

In questi giorni si sta svolgendo nel Mediterraneo la Trident Juncture 2015 (TJ15), una delle più grandi esercitazioni Nato. Vi partecipano oltre 230 unità terrestri, aeree e navali e forze per le operazioni speciali di 28 paesi alleati e 7 partner, con 36 mila uomini, oltre 60 navi e 200 aerei da guerra, anzitutto cacciabombardieri a duplice capacità convenzionale e nucleare. Soprattutto sono presenti le industrie militari di 15 paesi pronte a fare altri profitti fornendo le nuove armi di cui la Nato avrà bisogno.

L’Italia vi partecipa attivamente, con basi militari, aerei e navi. Tutto questo, nell’attuale situazione internazionale piena di conflitti sanguinosi, diventa un motivo in più di pericolosa tensione.

Come donne e con le donne noi protestiamo:

- Nel nostro paese le spese militari per la NATO e non solo, sono sempre crescenti a fronte di una grave riduzione delle spese per i beni e i servizi primari necessari, incidendo anzitutto sulla vita delle donne. In un paese di catastrofi, terremoti e allagamenti come l’Italia si continua con un crescendo di militarizzazione invece di investire per una civiltà degna di questo nome

- Con le basi e le presenze militari aumentano lo sfruttamento sessuale e la violenza contro le donne

- Le donne soffrono di più per gli effetti della guerra. Sono loro la maggioranza delle vittime civili, le rifugiate e le sfollate che soffrono lutti inenarrabili. Migliaia sono prive di mezzi di sopravvivenza come in Afghanistan, in Iraq, in Siria...

- Il linguaggio delle “alleanze” e dei “blocchi” esprime una logica patriarcale orientata alla guerra. Non riconosciamo alla NATO alcun ruolo per la nostra sicurezza; la vera sicurezza deriva da negoziati pacifici e dalla composizione nonviolenta dei conflitti. Le donne rifiutano di essere confinate nel ruolo di vittime, ma hanno e possono, ancor più, avere  un ruolo chiave per la prevenzione della violenza, la riconciliazione e la costruzione della pace

Grazie,

Donne in nero contro la guerra - Alba 

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