Si è protratta di nuovo fino alle ore piccole l’affollata assemblea cittadina cuneese del Pd, convocata venerdì sera per prendere atto del passo indietro di Patrizia Manassero e valutare il conseguente da farsi.
Dopo l’intervento della senatrice, che ha spiegato le ragioni della sua rinuncia, lamentando tra l’altro il fatto che l’assemblea, dopo quella prenatalizia del 22 dicembre, non fosse più stata convocata, la discussione è stata monopolizzata da un documento politico proposto da Gianfranco Demichelis, Giancarlo Ramonda, Domenico Giraudo, Elio Rostagno, Carmelo Noto, Antonino Pittari, Claudia Carli, Alberto Castoldi, Riccardo Dal Pozzi, Cinzia Delmastro.
Il testo, motivo di numerosi interventi e oggetto di infinite limature, alla fine è stato posto in votazione ottenendo non l’unanimità , ma comunque un’ampia maggioranza.
Nel documento si richiede alla Manassero di continuare ad impegnarsi in prima persona per le amministrative; contestualmente, viene ribadita la fiducia al segretario cittadino Graziano Lingua.
Una fiducia con clausola: l’inserimento di una persona di sua fiducia con funzioni di responsabile organizzativo. In altre parole, un uomo che avrà il compito di gestire e coordinare la campagna elettorale anche se la segreteria resterà in capo a Lingua. Questo passaggio si è reso necessario dal momento in cui il segretario sarà all’estero, per impegni connessi alla sua attività di docente universitario.
“Ho ricevuto la fiducia dall’assemblea e per senso di responsabilità – afferma Graziano Lingua – non posso sottrarmi”.
Lingua glissa e non conferma, ma la persona chiamata a questo ruolo sarà con ogni probabilità Domenico Giraudo. E per tacitare i mugugni dei “Giovani Turchi” di Chiara Gribaudo, sarà a sua volta affiancato da Federico Cavallo, braccio destro della giovane deputata borgarina. Una soluzione salomonica all’insegna dell’intramontabile “Manuale Cencelli”. E’ appena il caso di ricordare che questo stato confusionale, nel quale ancora si trova il Pd cuneese, deve fare i conti anche con la magmatica situazione nazionale.
L’interrogativo cruciale – alla luce delle vicende nazionali che inevitabilmente s’intersecano con quelle locali - non è più capire se Manassero sarà vicesindaco, capolista o se si chiamerà definitivamente fuori dalla mischia cuneese. Il quesito di fondo è piuttosto legato a quel che scaturirà domenica dall’assemblea nazionale. Se, infatti, sarà scissione, Manassero, annoverata tra le senatrici “bersaniane” di stretta osservanza, resterà nel Pd o seguirà la fronda?
E mentre si attendono gli esiti di questa ulteriore complicazione, i “falchi” non si rassegnano e lavorano alacremente per trovare chi, con più coraggio di Manassero, sia disposto a sfidare Federico Borgna. L’ipotesi Erio Ambrosino, se l’interessato si renderà disponibile, è a tutt’oggi la più realistica. Ma sarebbe ovviamente una candidatura che nascerebbe su basi civiche, perché immaginare un’ennesima giravolta del Pd richiederebbe un supplemento di fantasia davvero troppo ardito.