Si erano tanto detestati, il Pd e Federico Borgna, che alla fine si sono abbracciati.
Dopo mesi di scaramucce, di proclami bellicosi e di ultimatum, tra il sindaco di Cuneo e il Partito Democratico è scoppiata la pace.
Ha prevalso la linea trattativista indicata da Mauro Mantelli, perorata dai “grandi vecchi” del partito, Lido Riba e Cicci Revelli, e fatta propria dai giovani democratici già nell’assemblea a ridosso di Natale. Tutti costoro, nei giorni in cui il clima era incandescente, si erano adoperati per evitare che lo scontro Manassero-Borgna degenerasse fino all’irreparabile.
Non a caso ad introdurre l’assemblea di sabato, presieduta dalla senatrice Patrizia Manassero, sarà proprio Mantelli.
Interverranno tutti i pezzi da 90 del partito: i deputati Chiara Gribaudo e Mino Taricco, l’assessore regionale Francesco Balocco, il consigliere regionale Paolo Allemano e il segretario provinciale Momo Di Caro.
Le conclusioni saranno affidate al presidente della Regione Sergio Chiamparino, che, già in tempi non sospetti ,aveva lasciato intendere che la ricandidatura di Borgna non era in discussione.
All’assemblea sarà presente anche il candidato sindaco, ma non è ben chiaro se come semplice uditore o se gli sarà anche concessa la parola.
“Riteniamo che Cuneo, in quanto città capoluogo di provincia, debba diventare la capitale di un distretto di quasi 170 mila abitanti, comprendente le valli e i centri che la circondano. Per far questo – spiega Mantelli anticipando in sintesi il suo intervento – abbiamo intenzione di dar vita ad una Conferenza permanente dei sindaci in cui si affrontino le competenze territoriali e insieme a loro si definisca il piano strategico di sviluppo. Auspichiamo, e ci adopereremo affinchè ciò accada, che Comune e cittadini collaborino in modo sempre più stretto a vari livelli. Questa – prosegue – è la nostra concreta controproposta al populismo dei 5 Stelle. E’ inoltre nostra intenzione istituire una rete permanente per favorire sinergie sia tra le aziende ma anche tra le istituzioni prendendo a modello, come riferimento d’ambito – conclude Mantelli - quello che era il vecchio Sistema Locale del Lavoro”.
La lista del Pd è in via di formazione e ancora non è stato deciso chi sarà a guidarla. Mantelli si limita a considerare che difficilmente si ricandiderà e rimanda qualsiasi altra indicazione a Domenico Giraudo, l’uomo-macchina del partito per l’imminente campagna elettorale .
L’incognita maggiore è legata alla presenza o meno in lista di Patrizia Manassero.
Fondate indiscrezioni dicono però che difficilmente sarà della partita, non solo per le vicende pregresse che l’avevano vista candidata in contrapposizione a Borgna, ma anche per i nuovi equilibri interni intervenuti dopo le “convenzioni” congressuali dei giorni scorsi.
Manassero si è schierata con Andrea Orlando, mentre la maggioranza degli iscritti ha scelto Matteo Renzi.
Verosimile dunque che il capolista possa essere un (o una) renziano indicato da Chiara Gribaudo, la quale, dopo un trascorso da ex giovane turca, è entrata a far parte del “Giglio Magico”.
Resta il dubbio dei tre consiglieri uscenti, Gianfranco Demichelis, Carmelo Noto e Antonino Pittari: si ricandideranno o si chiameranno fuori come avevano annunciato?