La parola “trifolau” viene dal dialetto piemontese e indica colui che gli addetti ai lavori chiamano il “cavatore”, cioè il cercatore di tartufi. Si tratta di una figura romantica, nella quale si incrociano leggende, storia e riti scaramantici.
Dall’abbigliamento, cappello da contadino, fazzoletto al collo e mantella corta, al raggio d’azione, i boschi dell’Albese, dall’inconsueto ”orario di lavoro”, rigorosamente notturno, alla compagnia di un tabui, il tipico cane da cerca: tutti questi elementi rendono il trifolau una figura affascinante, ben lontana dal potersi definire semplicemente un antico mestiere.
E' la definizione che, del trifolau, viene data dal Centro Nazionale Studi del Tartufo. Un mestiere romantico e leggendario. Ben rappresentato da Igor Bianchi, che Targatocn è andato ad intervistare, tra le colline di Barolo, in compagnia dei suoi amati cani.
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