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Politica | 22 ottobre 2017, 17:27

I cugini scissionisti di Mdp profetizzano per il Pd una drastica riduzione di eletti in Piemonte e nella Granda

Il loro, ovviamente, è un giudizio interessato, ma resta il fatto che le nuove modalità di voto del “Rosatellum” impongono alleanze e coalizioni che potrebbero scardinare gli assetti di candidature sin qui prospettati

I cugini scissionisti di Mdp profetizzano per il Pd una drastica riduzione di eletti in Piemonte e nella Granda

Nonostante il “Rosatellum bis” porti il nome di un parlamentare del Pd, Ettore Rosato, la nuova legge elettorale potrebbe risultare quanto mai pericolosa per il partito di Matteo Renzi. Almeno nella Granda.

Il condizionale è d’obbligo visto che nessuno può prevedere il futuro che resta in grembo a Giove, tuttavia più si approfondisce la nuova normativa più si vede che i timori non sono affatto peregrini. I cugini scissionisti di Mdp preconizzano, in Piemonte, un tracollo di proporzioni epiche. Federico Fornaro, senatore dalemiano, uno che di sistemi elettorali pare la sappia lunga, profetizza una strage di deputati Pd: degli attuali 21 in Piemonte, sarebbero eletti solo una decina e la provincia di Cuneo resterebbe a bocca asciutta, almeno sulla quota maggioritaria dei collegi uninominali.

Ovviamente si tratta di un giudizio interessato, ma se si considera che nella provincia Granda il Pd già non dispone di consensi plebiscitari alle elezioni politiche, si deve realizzare che l’annotazione, per quanto di parte, un fondamento ce l’ha. Il meccanismo elettorale del Rosatellum, essendo stato strutturato in modo da neutralizzare il Movimento 5 Stelle con l’accordo tra Pd, Forza Italia e Lega, premia soprattutto le coalizioni che si andranno a realizzare sia a destra che a manca. Se il Pd correrà da solo senza stipulare alleanze solide difficilmente la spunterà in una provincia dove il centrodestra è maggioritario.

L’elettorato di sinistra, già non particolarmente robusto nel Cuneese, dovrà fare i conti con Mdp/Art Uno di D’Alema, Bersani e Speranza e con Rifondazione Comunista, che ha dimostrato, nel caso delle amministrative del capoluogo, di avere un peso elettorale non trascurabile. A ciò devono aggiungersi le richieste dei Moderati che non tarderanno ad arrivare. Mimmo Portas, il loro leader, sarà a Cuneo il 27 ottobre verosimilmente per anticipare al Pd una prima lista della spesa che questa volta potrebbe avere il tenore del “prendere o lasciare”.

Può sembrare anomala la difficoltà del Pd, visto che le “Sette Sorelle” sono tutte amministrate da giunte di centrosinistra, ma non si può trascurare il fatto che si tratta per lo più di formazioni civiche quanto mai eterogenee. Il centrodestra ha dimostrato in più d’un’occasione tutta la sua fragilità nelle consultazioni amministrative, plasticamente evidenziata nel tracollo delle comunali di Cuneo, ma le elezioni politiche sono altra storia.

Un esponente storico della sinistra cuneese, che di campagne elettorali ne ha viste e vissute tante avverte: “Se il Pd non apre, come ha fatto alle regionali, la batosta è nell’ordine delle cose”. Eccesso di pessimismo? Può darsi. Certo è che con l’aria che tira in tutta Europa i dirigenti del Pd non hanno da dormire sonni tranquilli. Quella delle alleanze sarà la prima grande questione che dovrà affrontare Flavio Manavella, che giovedì sera 26 ottobre a Savigliano verrà proclamato segretario provinciale del partito. Va da sé che Manavella dovrà fare i conti con le decisioni che assumerà al riguardo il suo segretario nazionale. Ma a fare i conti potrebbero essere soprattutto i parlamentari cuneesi uscenti ai quali, in vista delle inevitabili alleanze, potrebbero essere richiesti sacrifici fino a ieri impensati. Gli organigrammi disegnati un mese con i relativi assetti di candidature andranno rivisti se il “Rosatellum”, che in settimana arriva all’esame del Senato, otterrà l’approvazione definitiva.

Giampaolo Testa

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