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Attualità | 31 maggio 2018, 18:45

“Non vogliamo privatizzare l’acqua ma avere bollette basse”

Il sindaco di Santo Stefano Belbo spiega il dissenso verso una gestione del sistema idrico totalmente pubblica: “È un carrozzone che non opera per il bene del territorio”

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Non sono per privatizzare il sistema idrico, io sono più che altro per le bollette basse”.

In questa battuta il sindaco di Santo Stefano Belbo, Luigi Icardi, racchiude il suo pensiero sulla tanto discussa delibera sulla forma di gestione per l’affidamento del Servizio Idrico Integrato nell’Ato4 Cuneese.

La diatriba tra chi voleva un sistema idrico privato e chi lo voleva pubblico, non è mai esistita: si è voluto semplificare un concetto ed una presa di posizione molto più complessa ed articolata, rispetto ad un semplice scontro tra una scelta di gestione pubblica o privata”. Una semplificazione che, per il primo cittadino del paese che ha dato i natali a Pavese, "è stata realizzata proprio per creare confusione nei cittadini, nonché dar vita ad “un carrozzone politico che poco serve al territorio”.

Secondo il primo cittadino Icardi, infatti, la contrapposizione tra chi vuole un bene prezioso come l’acqua, pubblica e chi la vuole privata, si basa su un equivoco. “Capisco la semplificazione del messaggio - sottolinea il sindaco - ma il sospetto è che questa contrapposizione sia stata creata appositamente, per far confusione e non affrontare il problema vero della questione”.

Partendo dal presupposto che l’acqua è pubblica, quello che si è discusso in questi ultimi mesi, è il tipo di gestione che doveva avere, ed è la legge che prevede di poter scegliere tra una gestione pubblica, privata, oppure misto pubblico-privata.

Quello che è stato proposto è stata una gestione che fosse come minimo al 70% pubblica e 30% privata, cioè sostanzialmente pubblica - precisa Luigi Icardi -. Il nostro obiettivo era quello di inserire una aliquota privata al fine di garantire quell’appropriatezza degli investimenti, risorse finanziarie e quell’efficienza che, purtroppo, spesso nel pubblico non sono garantiti. Una gestione totalmente privata, anche se consentita dalla legge, non è auspicabile, perché esporrebbe la gestione di un bene prezioso come è l’acqua al rischio di speculazioni e mercificazioni negative per il territorio e per i cittadini”.

Allo stesso momento - rincara la dose il primo cittadino di Santo Stefano Belbo -, la gestione totalmente pubblica come è stata preferita per l’Ato4 Cuneese, evidenzia un disegno politico ben preciso, che ci porteremo dietro per i prossimi trent’anni, dando vita ad un carrozzone che agirà in più su un input politico improprio, piuttosto che sulle reali necessità del territorio, in regime di monopolio, che è, per definizione, meno efficiente. Nel piano d’ambito appena approvato, ad esempio, scarseggiano le manutenzioni ma abbondano le grandi opere, i cui costi saranno tutti, inevitabilmente, ribaltati nelle bollette dei cittadini. Il sistema acqua in Granda sarà governato dalla politica e non da criteri di efficienza, efficacia ed economicità che sono il meglio per i cittadini”.

Tutto questo, secondo Icardi, si rifletterà in maniera negativa sui cittadini e aziende attraverso bollette più alte e sui Comuni sui quali, vista la gestione in house providing fatta dall’Ato4, ricadranno tutti gli accantonamenti di garanzia e le responsabilità di eventuali perdite o danni.

“L’obiettivo dei sostenitori di una gestione dell’acqua con una aliquota massima del 30 per cento privata - conclude il sindaco Luigi Icardi - è quella di poter contare su una gestione efficiente, che garantisca la migliore acqua alla tariffa più bassa. Con il carrozzone politico realizzato per la Granda, tutto questo è fortemente a rischio”.

nadia muratore

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