"Col cuore in mano, da cittadino, vorrei tributare un applauso ai nostri veri eroi. Come ha detto il governatore della Regione Cirio, abbiamo compreso quanto siate determinanti nelle nostre vite. Porteremo nel profondo delle nostre coscienze civili e del nostro senso di responsabilità tutto l'enorme dono che ci avete dato facendo prova di una dedizione senza fine a una missione di vita, non a un'attività lavorativa. E questo è scritto nei nostri cuori e lo sarà sempre Ancora grazie".
Con queste parole Giovanni Ferrero ha rivolto il proprio personale ringraziamento alla rappresentanza di medici e infermieri che nel pomeriggio di ieri, martedì 29 settembre, festa di San Michele Arcangelo ("patrono anche di Verduno", ha ricordato il sindaco del centro langarolo Marta Giovannini) ha preso parte alla cerimonia di intitolazione del nuovo ospedale di Alba e Bra alla memoria del padre Michele e del fratello Pietro.
"L’emergenza sanitaria – ha proseguito – ci ha insegnato come sia fondamentale per le comunità locali dotarsi di strutture sanitarie di eccellenza, solide, professionali ed efficienti. E devo dire che, di nuovo, con grande ammirazione, vediamo questo avamposto di eccellenza nel cuore del Roero e della Langa. E’ un’eccellenza che si apre con frontiere superiori a quelle di una località, di una regione, di una nazione. E’ un intelligenza europea di cui nuovamente andiamo fieri e vi ringraziamo".
"Siamo convinti – ha continuato il presidente esecutivo della multinazionale albese riferendosi al futuro del nuovo ospedale langarolo, per il quale poco prima l’assessore regionale Luigi Genesio Icardi aveva ventilato la possibilità di candidarlo a diventare un istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) orientato verso "la nuova frontiera della nutrizione clinica e delle malattie metaboliche" – che questa struttura si inserirà tra le eccellenze sanitarie del Nord Italia accogliendo nuovi talenti in un contesto moderno e tecnologicamente avanzato. Moderno sì, ma senza mai venire meno al suo volto umano. Fatto di dedizione e generosità, non solo di professionalità. E qui rivengo al legame indissolubile che lega la Ferrero al suo territorio: lo stesso portato valoriale che noi reggiamo insieme a questa comunità e, se mi è consentito dire senza falsi pudori, anche nella nostra organizzazione".
Giovanni Ferrero ha quindi ringraziato per il simbolico dono che il governatore Cirio ha voluto fare a lui e ai giovani nipoti: una copia de "La luna e i falò" di Cesare Pavese, richiamando a un concetto – "un paese ci vuole" – che l’erede dell’impero industriale nato da una pasticceria di via Maestra ha dimostrato di apprezzare e condividere, come metafora di "porta aperta", "una porta che è quella di casa, una casa accogliente e calorosa (…)".
"La decisione di intitolare a mio padre Michele e mio fratello Pietro il nuovo ospedale – ha detto ancora prima di scoprire la targa che ne ricorda i congiunti all'ingresso del nosocomio – costituisce per mia madre Maria Franca, per tutta la mia famiglia e per tutto il nostro gruppo un simbolo del legame (…), un legame indissolubile nel tempo che è fatto di reciproco rispetto, di reciproche responsabilità nell'accettare le sfide comuni e nel poter fare i conti e leva uno sull'altro. Allora – ha infine concluso – mi sia consentito ricordare la forza morale e lo spirito umanitario di mio padre, imprenditore innovatore, e la modernità lungimirante di visione di mio fratello. Questo ha permesso di coltivare una relazione tra famiglia e territorio che vediamo personificati in questo nuovo centro di eccellenza".














