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Sanità | 09 ottobre 2020, 13:03

Nessun paziente in terapia intensiva per Covid in Granda, ma c'è un lento aumento dei ricoveri

Il primario di Infettivologia dell'ospedale di Cuneo Del Bono: "Per ora non è preoccupante, è un'onda lunga. La gravità media sembra inferiore rispetto ai mesi scorsi, ma forse perché i ricoveri sono più precoci"

Nessun paziente in terapia intensiva per Covid in Granda, ma c'è un lento aumento dei ricoveri

Mentre in Italia si inaspriscono le misure di contenimento dei contagi, in continua crescita; mentre è entrato in vigore il nuovo dpcm, con obbligo di mascherina anche all'aperto, in provincia di Cuneo, a questa mattina, non risultano ricoveri in terapia intensiva dovuti all'infezione da Covid-19. 

Nessuno al Santa Croce, nessuno nella Cn1.

La situazione, nonostante l'aumento dei contagi anche in Granda, da giorni superiore alle 30 unità e in Piemonte ormai sopra quota 300, a livello ospedaliero al momento è sotto controllo.

I ricoveri in tutto il Piemonte, nelle terapie intensive, sono 16. Nessuno in Granda. Ci sono dei ricoveri: 12 all'ospedale Covid di Saluzzo, 5 a Verduno, dove altri 3 pazienti tra i cosiddetti "grigi", in attesa dell'esito del tampone.

Insomma, situazione sotto controllo negli ospedali, ma grande stress per i laboratori analisi, in questa fase. Basti pensare che ieri si sono aggiunti tutti gli studenti e i docenti di un istituto superiore di Alba.

Ospedali, fortunatamente, in gestione quasi ordinaria. Aumento lento e nessuno in gravi condizioni.

"Il numero dei ricoveri sta aumentando - spiega il dottor Valerio Del Bono, primario di Malattie Infettive dell'azienda ospedaliera Santa Croce e Carle. Però, per ora, non in maniera preoccupante. Direi che non si tratta di un'ondata, ma di un'onda lunga".

Per quanto riguarda la situazione clinica delle persone ospedalizzate, "la gravità media sembrerebbe diminuita, al momento. Forse perché ricoveriamo in modo più precoce. Cure al momento non ce ne sono tantissime, diamo l'eparina, per scongiurare le complicanze emboliche, i preparati con cortisone, come da letteratura scientifica. Per quanto riguarda il Remdesivir, questo scarseggia in tutta Europa, purtroppo. Ma va detto che non si tratta di un farmaco decisivo, soprattutto nei casi molto gravi".

 

Barbara Simonelli

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