Nessun progetto predefinito, ma tante storie che si intrecciano nelle diverse epoche.
Ecco ciò che racconta oggi il salotto di Mondovì, piazza Maggiore. Ammirata e invidiata da tutti coloro che la visitano, in queste ultime settimane, si è riappropriata della sua bellezza, grazie al restauro di due importanti edifici: il palazzo denominato “dei Bressani” e “Morozzo” (che oggi ospita l’Antico Borgo, bar gestito da Mattia Germone, ndr).
Il colpo d'occhio, dopo lo "spacchettamento" delle facciate, è stato evidente e di impatto, ma per capire meglio la storia che si cela dietro stemmi e meridiane, abbiamo incontrato l'architetto monregalese Lorenzo Mamino, esperto conoscitore della storia dei palazzi della città e direttore della rivista “Studi monregalesi”, che da circa 24 anni, affiancando l’attività del Centro Studi, si occupa di ricerche sul patrimonio artistico, archeologico e culturale del monregalese e della provincia di Cuneo.
Partiamo dall'edificio più antico, il palazzo "dei Bressani"...
"Si tratta dell'ultima facciata gotica che esiste a Mondovì, non ce ne sono altre." - spiega l'architetto Mamino - "Anche se viene chiamata così, attraverso delle ricerche, è emerso che la prima domus, costituita di due piani e risalente al Duecento, fu prima dei Lingua e poi dei Fauzone, che hanno poi sopraelevato l'edificio, con un intervento del '400. L'ultimo piano infine è del '500. Tutti ora lo conoscono come palazzo dei Bressani".
Questo palazzo è stato uno degli ultimi 'svelati' dopo il restauro in facciata, cosa può raccontarci in merito?
"Nel corso del tempo l'edificio è stato rimaneggiato in modo pesante. Pertanto le finestre o meglio le aperture che si vedono ora hanno 'rovinato' la facciata gotica, ma questo perché l'obiettivo era di dotare l’edificio di una nuova facciata, tardo rinascimentale. Ora durante i lavori di restauro, dietro al portone di ingresso, è emersa una data: 1609, data cui riferire portale, portone e anche la scala.
Dopo il restauro attuale, frutto di un’intensa e attenta ricerca, sono emersi disegni in particolare sotto gli archetti pensili del primo ordine; in tutto si contano una ventina di dipinti che sono davvero originali per lo stile: animali di natura verista, volti umani, suonatori di corno e liuto e alcuni stemmi. Uccelli dalla lunga coda sono invece comparsi, a rilievo, a seguire i tre archi gotici del terzo piano fuori terra. La facciata e i lavori saranno oggetto di approfondimento del prossimo numero della rivista “Studi monregalesi”.
Anche il portale di ingresso è cambiato molto, a partire dal colore...
"Sì, il portale, attraverso saggi stratigrafici, è stato riportato alla colorazione originale, un rosso mattone. Le due lesene ai lati che terminano in pietra forse erano lisce, poi sono state interessate da un disegno “a bugne” e "a mattoni". Abbiamo recuperato non il disegno, ma il colore e la parte di pietra che è stata pulita. Lo stesso è stato fatto per il portone: con il restauro, il verde malva è stato eliminato e ripristinato il color legno originario".
Di fronte al palazzo "dei Bressani" c'è quello che ospita l'Antico Borgo, cosa sappiamo di questo edificio?
"Si tratta di palazzo Morozzo-Castrucci. La facciata è Seicentesca, così come il disegno della meridiana (che reca un cartiglio con la scritta: "Vitam et aevum metit(ur) providis et improvidis" - "Misura la vita e la durata ai previdenti e agli incauti"). Curioso è il fatto che nasca dall'unione di due case vicine: è nato dall’accorpamento di due edifici. Questo fatto è abbastanza comune, infatti, le "insule" medievali, con il passare del tempo sono state accorpate per rendere gli alloggi più vivibili, creando anche cortili interni.
È un palazzo che doveva essere diverso da oggi: ha una scala 500esca e sul cortile la manica che dà verso il Duomo ha un loggiato in pietra. I loggiati verso valle in passato erano in uso, poi scomparsi e riempiti”.
Come nasce Piazza Maggiore?
“Qui passava una strada che da Torino portava al mare. Piazza Maggiore era un pianoro, situato in mezzo a due colli. La piazza medievale aveva case piccole, con due piani fuori terra, costruite secondo il volere dei proprietari. La piazza, fin dall’inizio, è nata con aspetto irregolare e senza un disegno preciso. Poi sono stati aggiunti i portici.
A partire dalla piazza le prime case si sono poi ampliate verso le mura, che in principio erano più rinserrate, ma sono state ampliate in concomitanza con la crescita demografica. Sono frutto di un'aggiunta successiva anche i basamenti in pietra, sono tutti successivi alla realizzazione della Chiesa della Missione, datati: 1700, 1723, 1769, 1780.
Le facciate hanno iniziato ad essere curate quando l’innalzamento dei piani dei palazzi si è arrestato, ma erano dipinte solo verso i luoghi pubblici, mentre verso valle, verso strada del Beccone per intenderci, restavano rustiche, con mattoni a vista o calce frattazzata.
Oggi piazza Maggiore è quasi tutta restaurata. Le facciate che possiamo definire "minori", meno decorate, sono però tutte a marmorino, cioè hanno delle particolari decorazioni alle finestre fatte con intonaco calce e polvere di marmo di carrara. Anche le finestre del palazzo dei Bressani sono rifinite con questa tecnica.
Sono una caratteristica di Piazza i decori, tutti diversi, a cornice delle finestre e partono dalla fine del '500: si sa che è un retaggio della Genua Picta, ma non si sa nulla sugli autori. Probabilmente erano famiglie artigiane, ancora oggi pochi restauratori sanno riprodurre questa tecnica, che risulta difficile soprattutto nel mantenimento di lucentezza e levigatura.
Infine, merita ricordare che nel rione le facciate più decorate sono tre: casa Jacod, casa Garitta in via delle Scuole (queste due ancora da restaurare) e quella di via vico n. 9”.