La visita a Washington di Volodymyr Zelensky è stata caratterizzata dall’atteggiamento ambiguo degli USA. Da un lato, del presidente ucraino ha ricevuto onori e regali simbolici, come una bandiera stars and stripes sventolata per lui sul Campidoglio. Dall’altro, l’accoglienza dei deputati repubblicani che hanno boicottato il suo discorso e il rifiuto americano di dare certi armamenti hanno mostrato che gli Stati Uniti sono un alleato non così solidale come amano presentarsi. Sulla carta, la Casa Bianca ha promesso 1,85 miliardi di dollari: Zelensky si è affrettato a specificare che non si tratta di beneficenza e che Kiev gestisce i soldi americani “nel modo più responsabile possibile”. Biden ha in mente di concedere altri 47 miliardi, ma un’ala del Partito Repubblicano dice basta ai fiumi di dollari che fluiscono verso Kiev e che non hanno né sconfitto Mosca né fermato la guerra. L’appoggio indiscriminato di Washington a Kiev deve fare pure i conti coi membri europei della NATO, poco propensi a farsi coinvolgere in uno scontro diretto con la Russia. Come riferisce il sito Strumenti Politici, il portavoce del governo tedesco Steffan Hebestreit ha recentemente dichiarato tale priorità, che non esclude il massimo sostegno euroatlantico all’Ucraina ma che non permette ad esempio di fornire facilmente i tank tedeschi Leopard e Marder. Mentre Zelensky insiste con l’idea della vittoria assoluta sul Cremlino, gli USA vorrebbero usare vie diplomatiche che concludere il conflitto. David Ignatius, editorialista dello Washington Post, dice che nel 2023 i due alleati dovranno fare chiarezza sui loro obiettivi che ormai non coincidono, perché Biden parla di una “pace equa” mentre Zelensky spinge per la guerra totale.
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