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Attualità | 21 febbraio 2023, 17:23

A tre anni dai primi casi di Covid-19 oggi la situazione è ampiamente sotto controllo

Quei giorni concitati del 2020, quando la vita cambiò per tutti. Li ricorda il dottor Dal Bono, primo vaccinato della provincia di Cuneo, che oggi racconta una condizione sanitaria molto diversa da allora

A tre anni dai primi casi di Covid-19 oggi la situazione è ampiamente sotto controllo

Il 20 febbraio tutta l’Italia conobbe Codogno. Un comune di 15 mila abitanti, nel lodigiano, dove quel giorno fu diagnosticato il primo caso di Sars-Cov2 nel mondo occidentale. 

Questo dopo che da più di un mese si parlava del ‘coronavirus' di Wuhan, in Cina. Un’epidemia che, ci si illudeva, potesse rimanere relegata al Sol Levante. L’Italia, tra i paesi più premurosi, aveva chiuso le rotte cinesi già dal 31 gennaio. Questo non bastò ad impedire che l’epidemia deflagrasse e si trasformasse in pandemia. Come sancì l’Organizzazione Mondiale della Sanità settimane dopo. 

Che qualcosa sarebbe cambiato nelle nostre vite lo si poteva già avvertire da piccoli segnali: le mascherine erano introvabili, il gel, così come l’Amuchina per disinfettare, aveva subìto rincari folli, in alcuni supermercati si faceva razzia di beni di prima necessità.

Questo quando ancora si viveva nella piena normalità. 

Da lì in avanti tutto cambiò. Anche nella nostra provincia. 

Come dimenticare, ad esempio il 23 febbraio del 2020. Una giornata concitata. Per tutti e anche per noi cronisti.

L’Unità di Crisi del Piemonte a Torino era stata da poco allestita. Lì si dava notizia dei primi casi (si parlava ancora di ‘sospetti’) in Piemonte, dopo quelli accertati in Lombardia e a Vo' Euganeo, in Veneto. 

Quel giorno era domenica e le notizie, tutte molto drastiche, rimbalzavano nelle diverse chat. 

Vengono sospese le partite di Serie A. E mentre a Cuneo i carri del Carnevale sfilano per le vie della città gli amministratori sono continuamente al telefono in attesa di disposizioni. 

Si vocifera la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado. Ma ancora non c'è nessuna disposizione.

Intanto il presidente della Regione Alberto Cirio parla di sei casi positivi in Piemonte. Tre di questi sono residenti in provincia di Cuneo

Per tutta la giornata si cerca di capire da dove provengano: è pomeriggio inoltrato quando il sindaco di Cherasco Carlo Davico annuncia sul proprio profilo Facebook che i tre casi sono cittadini cinesi, tutti domiciliati a Roreto di Cherasco.

Nel frattempo alla nostra redazione continuano ad arrivare le immagini degli scaffali dell’Iper Coop di Cuneo completamente presi d’assalto e svuotati o di persone che spingono il carrello imbardate (alcuni con maschere a gas e mani incellofanate) come se fuori ci fosse una tempesta radioattiva.

Qualche ora successiva arriva l’ufficialità: le scuole chiudono per qualche giorno. Si procederà alla sanificazione delle aule e poi si vedrà.

Invece non riapriranno più.

Intanto la notizia dei contagi di Roreto è data per certa, ma in serata arriva la smentita: i tre sono tutti “falsi positivi”.

Questo genera confusione. E anche un po’ di rabbia. 

Le decisioni prese, però, non cambiano. Anche perché la situazione da lì in avanti, positivi o meno, precipiterà.

Quel giorno in Italia i contagi accertati sono 132, di questi 26 sono ricoverati in terapia intensiva. La Lombardia conta, da sola, 88 contagi.

La provincia di Cuneo resterà Covid-Free ancora per un po'. Il 6 marzo arriva il primo ricovero al Carle, proveniente da Torino, l’indomani, il 7 marzo, il primo caso accertato ad Alba.

Tutto questo mentre in Lombardia, soprattutto nella provincia di Bergamo, gli ospedali sono al collasso. E da lì a breve la situazione diventerà drammatica in tutto il Nord Italia.

Dal 9 marzo l’Italia si chiude in lockdown e li rimarrà per due mesi. 

Ricorda bene quei giorni concitati il dottor Valerio Del Bono direttore di Malattie Infettive del Santa Croce di Cuneo.

“Ricordo benissimo quel 23 febbraio - spiega Del Bono - con la prima riunione per capire come muoverci. C’era preoccupazione per questa nuova infezione, con molti problemi da affrontare. Dalla gestione dei pazienti alla fase più organizzativa. Il nostro lavoro è stato stravolto. I primi due anni sono stati molto pesanti anche per la grande quantità di pazienti che stavano male. Oggi è più un problema di organizzazione in quanto occorre isolare chi risulta positivo. A distanza di anni, però, mi sento di dire che qui a Cuneo non siamo mai stati in affanno. Abbiamo avuto situazioni complicate su cui abbiamo lavorato molto, ma siamo riusciti a gestirla nel migliore dei modi.”

Oggi la situazione in provincia di Cuneo a distanza di tre anni è ampiamente ridimensionata. La mappa del contagio del Piemonte - che nei picchi delle varie ondate si colorava completamente di rosso scuro - oggi è perlopiù verde, con poche positività riscontrati nei vari comuni. 

“I ricoverati sono pochissimi - prosegue Dal Bono - Generalmente si tratta di riscontro incidentale di positività in altra patologia. Al Santa Croce attualmente abbiamo una persona in questa condizione. Anche rispetto allo scorso anno i numeri sono molto bassi: la situazione non è preoccupante.”

“Questo è dovuto - continua Dal Bono - alla vaccinazione di tutta la popolazione e a un’immunizzazione generale dovuta a chi ha contratto il virus e che ormai ha toccato tutte le fasce d’età. Difficile dire se siamo fuori pericolo, la situazione è senz’altro migliore, prima o poi dovremmo essere liberi da questa pandemia.”

Il netto miglioramento è attestato da una campagna vaccinale che è riuscita nel suo scopo. Il dottor Dal Bono, il 27 dicembre del 2020, è stato il primo vaccinato della provincia di Cuneo durante il vaccine day, con le prime 80 dosi in Piemonte inoculate a personale sanitario e a ospiti delle Rsa.

Da lì a pochi mesi, milioni di piemontesi avevano ricevuto almeno una dose. 

“Il vaccino è stato senz’altro la migliore arma - conclude Dal Bono - È consigliabile un’inoculazione annuale da parte della popolazione normale e ogni sei mesi per le persone fragili, anziani e immunodepressi."

Daniele Caponnetto

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