Si è concluso al tribunale di Cuneo il procedimento penale a carico di A.A., quarantenne di Carmagnola, che, nel 2016, travestito da carabiniere - insieme ad altri due soggetti rimasti da identificare- , si presentò a casa di un imprenditore di Barge, pretendendo di visionare la documentazione relativa alla sua azienda al fine di verificare un’eventuale evasione fiscale. L’accusa, per cui l’imputato è stato condannato ad un anno e mezzo di reclusione, era di usurpazione di pubbliche funzioni e possesso di segni distintivi contraffatti.
Nel corso dell’istruttoria l’imprenditore, all’epoca dei fatti ventenne, aveva raccontato che, A.A. e i suoi complici, quando quell’ottobre si presentarono alla sua porta, erano anche in possesso di una copia della visura camerale: “Avevano detto di essere carabinieri della stazione di Pinerolo. Parlavano in modo vago, uno di loro veniva chiamato ‘maresciallo’. Se ne sono andati dicendomi che sarebbero tornati l’indomani ad azienda aperta. Io pensavo fossero dei carabinieri veri. Li ho aspettati il giorno dopo, e quando ho visto che non arrivavano ho chiamato i carabinieri di Bagnolo”.
I tre si erano quindi presentati in divisa, a bordo di un’auto civile, una 500 bianca, presentando il tesserino. Con loro avrebbero avuto anche delle armi, ma la persona offesa non avevano saputo riferire al giudice se fossero vere o finte. Indossavano delle pettorine e un cappellino, con la scritta 'Carabinieri'.
Ad A.A., come illustrato dal maresciallo del Nucleo operativo di Saluzzo, si arrivò tramite il riconoscimento fotografico effettuato dalla vittima sulla base di 13 foto di soggetti che più meno potevano somigliarsi. Una settimana dopo, era il 27 ottobre, la 500 bianca venne fermata a Revello, e il conducente, A.A.., solo in auto, si diede alla fuga.
Durante il suo esame, l’imputato si è difeso dalle accuse mossegli, sostenendo la sua estraneità ai fatti del 20 ottobre, di non conoscere la persona offesa e di non essersi mai recato a casa sua. “Il 27 ottobre - ha spiegato al giudice A.A. - avevo litigato con mia moglie e sono andato via di casa. Ero senza macchina. Qualche mese prima avevo rubato una 500 Abarth e l’avevo abbandonata in una via di Carmagnola. Ero consapevole che non potevo girare con quell’auto e quindi, quella mattina, ho cercato una macchina dello stesso modello e ho invertito le targhe: così se mi avessero fermato non sarebbe risultato che la vettura su cui viaggiavo era rubata. Dopo sono andato a Revello. Ho preso un caffè vicino alla stazione e sono stato fermato da una pattuglia dei Carabinieri. Mi hanno chiesto i documenti della macchina, ma io non avevo il libretto originale perché quando l’ho rubata ho buttato via tutto. Mi hanno detto di andare con loro in caserma. Io li ho seguiti in auto fino alla prossimità del comando, poi, preso dal panico, ho fatto inversione, sono tornato a Carmagnola e ho abbandonato l’auto”.