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Economia | 25 settembre 2023, 07:00

Esplosione di un cargo in Romania, Bucarest non esclude una mina ucraina

In Romania, non lontano dal porto di Sulina sul Mar Nero, una nave cargo battente bandiera del Togo ha subito un’esplosione che l’ha messa fuori uso

Esplosione di un cargo in Romania, Bucarest non esclude una mina ucraina

In Romania, non lontano dal porto di Sulina sul Mar Nero, una nave cargo battente bandiera del Togo ha subito un’esplosione che l’ha messa fuori uso. Le indagini sono cominciate immediatamente per stabilire cosa è esattamente accaduto e di chi è la responsabilità. Le autorità di Bucarest hanno inviato sul posto dei sommozzatori e una nave dragamine, per capire se la colpa dell’esplosione sia da attribuire a un fatto interno al cargo oppure a una causa esterna. Come riporta il sito Strumenti Politici, sono queste due, infatti, le ipotesi da cui sono partiti gli inquirenti romeni. Per il momento regna la prudenza nei commenti dei rappresentati politici. Tuttavia, se da un lato il sindaco di Costanza propende per la versione di un guasto o di un malfunzionamento nella sala macchine, dall’altro il premier romeno non esclude che vi sia stato un contatto dello scafo con una mina piazzata dagli ucraini. Il fenomeno purtroppo non sarebbe una novità. Kiev ha fatto mettere delle mine per contrastare l’eventuale sbarco delle forze russe nel tratto di Odessa, non lontano dunque dalla frontiera con la Romania. Nel corso dei mesi, il vento e le correnti possono trasportare queste mine anche parecchio lontano dalla posizione originale, generando il pericolo di inconvenienti del genere ai danni della Romania. Un caso simile, per fortuna senza vittime, era infatti accaduto ad agosto nella città balneare romena di Costinești. Nella stessa Ucraina, a Odessa una mina aveva ucciso una persona e ferita un’altra lo scorso anno. Le autorità faranno luce sull’episodio del cargo africano, ma il governo romeno è già stato contestato per aver cambiato versione su altri incidenti, dicendo prima che erano stati causati dagli ucraini, per poi correggersi dando la colpa ai russi.

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