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Attualità | 27 settembre 2023, 09:25

"Il miracolo di Lourdes: non si torna mai come si è partiti"

Il mio pellegrinaggio con Ginevra (16 anni) è stato un grande dono, iniziato quasi come una vacanza, per scoprire un posto misterioso di cui tutti parlano bene, ma terminato con lo stupore di chi ha conosciuto e vissuto con persone uniche in un luogo che trasmette solo serenità e pace dove riflessione e preghiere si alimentano l’un l’altra

"Il miracolo di Lourdes: non si torna mai come si è partiti"

Un anno difficile per me il 2022, tante belle notizie, ma anche tante prove da affrontare. Molti traguardi raggiunti, ma spesso accompagnati da cattivi pensieri e da quel senso di “manca qualcosa” che non ti abbandona mai. Un anno vissuto in simbiosi con la mia preziosa Ginevra, che ha saputo trovare la forza e la determinazione per starmi accanto, con la sua positività sempre condita dal sorriso e dalla dolcezza.
Del resto ciascuno parte per Lourdes con la propria storia e il proprio vissuto, una “valigia” talvolta carica di fragilità ma nella quale c’è sempre posto per la speranza.
Migliaia sono i ceri che vengono accesi in questo luogo: preghiere di ringraziamento e preghiere di affidamento. Migliaia sono i litri di acqua che scorrono dalla fonte, scoperta durante una delle apparizioni della Vergine. Acqua “miracolosa” che cura, dissetando, in particolar modo, le ferite dello Spirito.

E pensare che l’immensità di questi numeri ha avuto origine da un incontro tra due ragazze che, in silenzio, si sono guardate, dando la possibilità al Cielo di scendere in terra. Era l’11 febbraio 1858, una delle ragazze era Bernadette Soubirous, la più povera, la più ignorante, la più malata, a tutti gli effetti l’ultima.
Solo dopo diverse apparizioni l’altra ragazza dice il suo nome «Que soy era Immaculada Councepciou» dal dialetto guascone “Io sono l’Immacolata Concezione”.

Ma Perché ho scelto di andare in pellegrinaggio a Lourdes? A volte lo si dice come battuta, per sdrammatizzare le proprie sciagure: “me ne sono capitate talmente tante che quest’anno vado a Lourdes” . E perché non andarci davvero?

Perché la Vergine lo ha chiesto: “Dite ai sacerdoti che si venga qui in processione e che si costruisca una cappella” (2 Marzo 1858). Molte associazioni di volontariato scelgono ogni anno di farsi carico della richiesta della Vergine, accompagnando i pellegrini a Lourdes. Cosi ho scelto OFTAL, forse per comodità, ma mai scelta fu più azzeccata. Persone meravigliose, ma incredibilmente persone come me e come te, che decidono di dedicare una settimana all’anno ad essere al servizio dell’altro, seguendo l’esempio della stessa Bernadette: “Quel poco tempo che siamo al mondo, bisogna impiegarlo bene. Non vivrò un solo istante senza passarlo amando”.

Il mio pellegrinaggio con Ginevra (16 anni) è stato un grande dono, iniziato quasi come una vacanza, per scoprire un posto misterioso di cui tutti parlano bene, ma terminato con lo stupore di chi ha conosciuto e vissuto con persone uniche in un luogo che trasmette solo serenità e pace dove riflessione e preghiere si alimentano l’un l’altra. Alcuni mi hanno chiesto come l’ho convinta, forse l’ho costretta, ma perché un’adolescente dovrebbe andare a Lourdes? Di quale miracolo avrà mai bisogno?

I miracoli che Nostra Signora concede non sono solo fisici, ma anche spirituali. L’oppressione e la tribolazione spirituale, le paure e le angosce interiori possono talvolta risultare tanto destabilizzanti quanto una malattia fisica, a tutte le età. Tante persone infatti vanno a Lourdes non per chiedere grazie inerenti a malattie particolari, ma per trarne un beneficio spirituale che li potrà aiutare ad affrontare le difficoltà quotidiane. Non si può andare a Lourdes in pellegrinaggio e non rimanere colpiti in alcun modo dalla Luce di cui trabocca questo luogo Santo, perché l’Amore che si percepisce è talmente immenso che non si può far altro che abbandonarsi ad Esso: provare per credere!

A Lourdes crollano tute le maschere, un pellegrino è un pellegrino, punto.
Le etichette che separano e distinguono i singoli individui nella vita ordinaria, cessano di esistere: direttori di azienda, professionisti, operai, studenti e disoccupati perdono il loro ruolo professionali, per assumere quello di assistente o di assistito; diventa un rapporto comunitario dove, dare e ricevere, non hanno più significato perché, la sostanza di scambio, è soltanto amore vero, sincero e disinteressato

Questa si che è vera comunione di spiriti e di anime, un grande abbraccio collettivo dove il “cosa hai dentro” è molto più importante di “chi sei”. A Lourdes non si distingue più chi è l’ammalato e chi è il volontario, perché scopriamo che siamo tutti ammalati nel corpo o nell’anima e tutti abbiamo bisogno di amore.

Tornata a casa incontro qualche scettico che, pensando di fare una battuta divertente mi chiede se ho ottenuto il mio miracolo. Perché una persona ha ottenuto il miracolo ed un’altra no? E’ una questione di merito, di avere molta fede, di pregare di più?

Niente di tutto questo, ferma restando l’insindacabilità del mistero di Dio, il vero miracolo a Lourdes è che non si torna mai da quel luogo sacro ed incantevole come si è partiti. Magari non si assiste alla guarigione, nel senso fisico del termine, ma si condivide e si vive la guarigione del cuore, che trova, finalmente, la sua pace e la sua serenità. I sorrisi e la gioia che si scorgono a Lourdes, da parte soprattutto delle persone con difficoltà psicofisiche, irradiano una luce particolare e coinvolgono tutti, nessuno escluso. Il vero miracolo è Lourdes.

Barbara Pasqua

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