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Attualità | 12 febbraio 2024, 08:10

Cuneo e l'affaire Tettoia Vinaj, Ugo Sturlese: “Perché è stato chiesto l’adempimento di un contratto e anche la sua sospensione?”

Il decano dei Beni Comuni, una volta analizzata la sentenza emessa dal tribunale di Cuneo, ha presentato un’interpellanza sul tema

Cuneo e l'affaire Tettoia Vinaj, Ugo Sturlese: “Perché è stato chiesto l’adempimento di un contratto e anche la sua sospensione?”

Un esito controverso per una faccenda dai toni davvero opachi”: così il decano del consiglio comunale della città di Cuneo, Ugo Sturlese (Cuneo per i Beni Comuni), ha deciso di appellare la sentenza del tribunale Civile in relazione al contenzioso tra il Comune e la Tettoia Vinaj srl, incentrato sulla gestione dell’immobile omonimo di piazza Boves.

La sentenza del tribunale di Cuneo

La sentenza di 1° grado è stata emessa nel corso della settimana passata dal Giudice Chiara Martello. In essa, si riconosce la grave inadempienza da parte della società nei confronti del Comune e dispone la risoluzione del contratto con la società in questione e la restituzione dell’immobile, con la condanna della controparte al pagamento delle spese di lite.

Per stessa ammissione dell’amministrazione comunale, ora il prossimo passo sarà comprendere come addivenire alla riscossione di quanto la società ha mancato di corrispondere nel corso degli anni dal 2015 a oggi (938mila euro totali).

Sturlese: “Incomprensibile azione dell’amministrazione”

Sulla materia – dopo aver preso visione della sentenza ufficiale – Sturlese ha prodotto un’interpellanza che verrà discussa nel consiglio comunale di febbraio.

Il tribunale ha dichiarato l’inammissibilità della domanda della Civica Amministrazione  di condanna al pagamento dell’importo di 263.715,64 euro per canoni di concessione insoluti e scaduti dal 10 luglio 2015 al 30 Giugno 2021, oltre ai canoni di concessione successivi, alle indennità di occupazione che matureranno sino alla data del rilascio e agli interessi moratori dal giorno della scadenza al saldo, e della domanda di condanna al pagamento dell’importo di 291.215,23 euro a titolo di oneri per la monetizzazione dei parcheggi, oltre interessi moratori dal giorno della scadenza al saldo – ha commentato il decano dei Beni Comuni - . Oltre all’improponibilità, per difetto di residualità delle domande della civica amministrazione per arricchimento senza causa”.

Il Codice Civile stabilisce che nei contratti con prestazioni corrispettive quando uno dei contraenti non adempie le sue obbligazioni, l'altro può a sua scelta chiedere l'adempimento o la risoluzione del contratto, salvo, in ogni caso, il risarcimento del danno – prosegue, nel testo dell’interpellanza - . La risoluzione può essere domandata anche quando il giudizio è stato promosso per ottenere l’adempimento, ma non può più chiedersi l'adempimento quando è stata domandata la risoluzione: dalla data della domanda di risoluzione l'inadempiente non può più adempiere la propria obbligazione”.

Perché quindi l’amministrazione ha ritenuto di domandare sia la risoluzione del contratto per inadempimento sia il suo adempimento, così da dichiarare quest’ultimo passaggio inammissibile?

Simone Giraudi

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