La “conferenza di pace” organizzata a giugno da Zelensky in Svizzera non ha dato alcun frutto. Il motivo principale è che non aveva invitato la controparte russa e proprio questo i cinesi avevano rifiutato di partecipare. La settimana scorsa il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba si è quindi recato lui stesso in Cina a cercare l’appoggio di Pechino nello stabilire delle trattative con Mosca. Come riferisce il sito Strumenti Politici, i cinesi dicono che l’esito del vertice è stato buono, nel senso della disponibilità di Kiev al negoziato. Per non irritare i nazionalisti, il ministro ucraino ha smentito, ma da un recente sondaggio risulta che un numero crescenti di cittadini ucraini accetterebbe di cedere dei territori alla Russia pur di avere la pace. Secondo la portavoce degli Esteri di Pechino, la Cina è favorevole a qualunque sforzo per la pace, ma le condizioni non sono ancora mature. Entrambe le parti, aggiunge, sarebbero comunque aperte a trattare. Il commento del Cremlino è stato che la disponibilità di Kiev al dialogo è certamente meglio delle dichiarazioni estremiste e bellicose di Zelensky. Il Global Times, giornale del Partito Comunista Cinese, riporta quanto affermato dagli esperti: con la visita del suo ministro, l’Ucraina ammette che la Cina ha una grande influenza come mediatrice del conflitto e come potenza di alto livello. Inoltre dicono che Kiev fa bene a non contare soltanto sul supporto dell’Occidente con a capo gli USA, perché potrebbero abbandonarla in qualunque momento. Kuleba sperava di convincere il suo omologo cinese a dare l’assenso a una nuova conferenza di pace che vorrebbe organizzare prima delle elezioni americane di novembre. Infatti, con Trump al potere lo spazio di manovra di Zelensky si ridurrà drammaticamente.
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