/ Economia

| 31 ottobre 2024, 07:37

Conto terzi per Ferrero: la protesta delle lavoratrici Proteco al question time in Parlamento

Alla Camera l’interrogazione del deputato Avs Grimaldi: "Una scatola di ovetti Kinder costa più del lavoro di chi la confeziona". La ministra Calderone: "Per equo trattamento di quelle dipendenti elaborato accordo collettivo siglato da sindacati più rappresentativi e rinnovato negli anni"

L'interrogazione del deputato torinese Marco Grimaldi

L'interrogazione del deputato torinese Marco Grimaldi

“Una scatola di ovetti Kinder costa 9 euro e 50: 3 euro e mezzo in più di un’ora di lavoro delle addette al confezionamento della Proteco Srl, che opera in appalto per Ferrero”. 

Così nel corso del question time tenuto ieri, mercoledì 30 ottobre, il vicecapogruppo di Alleanza Verdi Sinistra alla Camera Marco Grimaldi ha illustrato l’interrogazione con la quale ha voluto portare all’attenzione della ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali Marina Elvira Calderone la protesta delle lavoratrici Proteco

L’azienda di Castagnito opera nel settore confezionamento effettuando da anni numerosi lavorazioni stagionali per conto di Ferrero. Nelle scorse settimane una trentina di operaie in forza all’azienda (sui circa duecento addetti complessivi) aveva preso parte a due distinti momenti di protesta che il sindacato di base Usb aveva promosso prima presso la sede aziendale di via Neive, poi di fronte allo stabilimento albese della multinazionale dolciaria. Qui sindacalisti e operaie avevano portato rivendicazioni di carattere economico e contrattuale, lamentando i bassi livelli salariali previsti dal contratto collettivo adottato in azienda, quello del cosiddetto "multiservizi", e chiedendo in sostanza una totale equiparazione di trattamento rispetto agli addetti della nota industria alimentare, se non un passaggio diretto alle sue dipendenze. 

“L’outsourcing – ha proseguito Grimaldi nel suo interpello – dilaga in tutto il mondo del lavoro e il Governo ha dato l’ultima spinta, con la possibilità di avere in un’azienda il 100% di lavoratori somministrati. Si imponga invece per legge la parità di trattamento economico tra i dipendenti della ditta appaltante e quelli della ditta appaltatrice, si faccia sì che le esternalizzazioni tornino a rispondere a una logica di specializzazione, si impedisca agli imprenditori di scegliere il contratto multiservizi nella logistica, nella grande distribuzione o nell’industria alimentare. Basta lavoro povero in un Paese ricco”.

LA REPLICA DELLA MINISTRA

Lunga e articolata la risposta fornita al quesito da parte della ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali Marina Elvira Calderone: "Con riferimento alla società Ferrero di Alba – ha esordito – l’Ispettorato Territoriale del Lavoro, pur non segnalando recenti evidenze ispettive, ha fatto presente che il tema delle società contoterziste dedite al confezionamento dei prodotti alimentari in provincia di Cuneo ha radici risalenti e che la necessità di offrire ai dipendenti delle società in questione un equo trattamento retributivo aveva determinato l'elaborazione di un accordo collettivo siglato dalle associazioni sindacali comparativamente più rappresentative, che negli anni è stato rinnovato". 

"Ciò detto si rappresenta che il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali è costantemente impegnato a mettere in atto misure tese a migliorare le condizioni di lavoro dei lavoratori e reprimere le irregolarità. Con il decreto legge 19 del 2024 il Governo, per contrastare il fenomeno dell'interposizione illecita di manodopera, ha introdotto alcune misure che tendono a sanzionare condotte illecite poste in essere dai datori di lavoro. E' stato reintrodotto infatti il reato penale di somministrazione illecita di manodopera che punisce il somministratore e l'utilizzatore". 

"L’apparato sanzionatorio in tema di esternazionalizzazione illecite e fraudolente prevede altresì delle circostanze aggravanti e dei limiti entro i quali determinare le sanzioni che vanno applicate. Sempre col decreto legge 19/2024 è stato inoltre previsto che al personale impiegato nell'appalto di opere o di servizi e nell'eventuale subappalto va riconosciuto un trattamento economico e normativo complessivamente non inferiore a quello previsto dal contratto collettivo nazionale territoriale stipulato dalle associazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, applicato nel settore e per la zona strettamente connessi con l'attività oggetto dell'appalto e del subappalto". 

"Questo principio di equivalenza dei trattamenti normativi e retributivi è stato di recente rafforzato anche negli appalti del settore pubblico con il correttivo al decreto legislativo 36 del 2023, il codice dei contratti pubblici, che interviene, con riguardo all'articolo 11, inserendo il nuovo allegato 101, rubricato contratti collettivi. Questo allegato disciplina i criteri e le modalità per l'individuazione, nei bandi e negli inviti, del contratto collettivo applicabile al personale impiegato nell'attività oggetto di appalti pubblici e concessioni nonché per la presentazione e verifica della dichiarazione di equivalenza delle tutele. L'allegato prevede che con decreto del ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, saranno definiti i criteri per la determinazione delle modalità di attestazione dell'equivalenza delle tutele".  

"Preciso che questi criteri rappresenteranno la base per la valutazione anche ai fini ispettivi dell'equivalenza dei contratti applicati negli appalti privati. In merito ai fatti segnalati dagli onorevoli interroganti – ha concluso la ministra – confermo la massima attenzione del Ministero, rilevando che è volontà del Governo continuare nella direzione tracciata valorizzando e rafforzando altresì la contrattazione collettiva al fine di garantire trattamenti retributivi equi e dignitosi". 

 

 

Interrogazione e replica sono visibili al seguente indirizzo https://youtu.be/xXWZzIgbh4Y, minuto 4:06:08. 

Redazione

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