Alla richiesta del giudice del tribunale di Cuneo se, a fronte della corresponsione di un risarcimento di 2mila euro, arrivato a istruttoria ormai conclusa, fosse stata disposta a ritirare la querela nei confronti di quell’uomo lei, rifiutando, ha chiesto a sua volta: “Questi soldi ripuliranno la mia immagine?”
Accusato in tribunale di "revenge porn" è G.M., un cittadino di origini albanesi per cui il processo avrà il suo corso fino alla sentenza, perché la donna, persona offesa, ha preso l’assegno di due mila euro, ma ha deciso di non ritirare la querela. La vittima ha deciso di non costituirsi parte civile: dopo l’estate del 2021, anno in cui formalizzò le accuse rivolgendosi ai Carabinieri, aveva deciso di lasciarsi quella storia dolorosa alle spalle e rifarsi una vita.
Quella storia, l’aveva raccontata in tribunale qualche mese fa ma poi, il giudice, decise di riconvocarla per farle ascoltare l’offerta risarcitoria dell’ex compagno. Un’offerta a cui il pubblico ministero Francesca Lombardi si è opposta fermamente, definendola “tardiva” e “non accompagnata da un atteggiamento di resipiscenza e pentimento da parte dell’imputato”.
La sentenza verrà pronunciata il 10 dicembre prossimo.
Nel corso dell’istruttoria, durata quasi un anno, l’imputato ha negato ogni addebito: non è vero che sarebbe stato lui a mandare in giro le foto intime della donna ai parenti e agli amici di lei. La Procura gli contesta di averlo fatto in due occasioni: una nell’estate 2019, quando lei lo aveva lasciato una prima volta, e poi nel 2021, quando la loro relazione giunse definitivamente al capolinea.
Quelle fotografie erano state scattate col cellulare della donna, che aveva poi lasciato a casa di un’amica: “Quando andai in Albania dai miei genitori lasciai da lei alcuni miei abiti e oggetti personali, tra i quali il cellulare, perché era rotto - aveva spiegato la donna -. Lui si recò dalla mia amica pretendendo la restituzione degli abiti che diceva gli appartenessero perché li aveva comprati lui e prese anche il cellulare. Poteva accedere alle foto e al mio profilo Facebook solo da quel cellulare”.
Le foto vennero inviate tramite l'applicazione messenger ai parenti e agli amici della donna il giorno del suo compleanno. Due anni dopo, sempre nella giornata del compleanno, l’imputato lo avrebbe fatto di nuovo.