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Sanità | 18 gennaio 2025, 14:32

Morbillo, contagi in crescita in Italia ma non in Granda: nessun caso nel 2024, vaccinazioni al 97%

Il dottor Montù, direttore del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica dell'Asl Cn1, fa riferimento alla sua area di competenza. E sottolinea l'enorme lavoro fatto dal suo Dipartimento per ottenere queste percentuali di copertura

Morbillo, contagi in crescita in Italia ma non in Granda: nessun caso nel 2024, vaccinazioni al 97%

Morbillo. Una malattia che fa paura, altamente contagiosa e, soprattutto, con possibili complicazioni gravi, tra cui l'encefalite, la più temuta perché può avere conseguenze letali. Oltre alle donne in gravidanza e alle persone immunocompromesse, le persone a maggior rischio sono i bambini sotto i 5 anni e gli adulti sopra i 20. E proprio quest'ultima fascia d'età, nel 2024, è stata quella maggiormente colpita. 

Su un totale di 1.045 casi (erano stati solo 44 nel 2023), il 52% ha riguardato la fascia di età tra i 15 e i 30 anni, il 24% persone con più di 40 anni. E il 90% dei contagiati non era vaccinato. 

Abbiamo chiesto al dottor Domenico Montù, direttore del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica dell'Asl Cn1, di fare un quadro della situazione nella nostra provincia e, in particolare, in quella che è la sua area di competenza, la CN1, che esclude quindi Albese e Braidese. 

Ne è emerso un quadro davvero positivo: la percentuale di popolazione vaccinata, da noi, è attorno al 97%. Un dato che rende quasi impossibile la trasmissione del contagio. Infatti, nel 2024, casi non ce ne sono stati. "Come sempre, quando si danno questi numeri, si ha sempre il timore di tirarsela un po', ma posso dire con soddisfazione che nel territorio dell'Asl CN1 non vediamo il morbillo da più o meno sei anni. Nemmeno di rosolia, a differenza di quanto accaduto in altre zone d'Italia", spiega Montù.  

Non è frutto del caso, ma di un enorme lavoro. Nel 2017, lo ricordiamo, il decreto legge Lorenzin reintrosse l'obbligatorietà delle vaccinazioni a scuola. Da 0 a sei anni, in assenza dei vaccini, i bambini ancora oggi non possono accedere ad asili nido e scuole materne. Dai 6 in poi sarebbe previsto il pagamento di una multa, cosa che poi, a quanto risulta, non si è mai concretizzata. In quel periodo ci fu una vera e propria pioggia di lettere e richiami all'indirizzo dei non vaccinati, che risultarono essere, nella Cn1, ben 13.000. "E' stato un lavoro immenso. Abbiamo contattato tutti, spiegato, richiamato, anche in collaborazione con le scuole. Un lavoro che ha ripagato, perché, lo ripeto, da allora non abbiamo più avuto un caso di morbillo nella nostra zona", continua. 

Chi si contagia ora, in particolare tra i 30enne, è chi è sfuggito alle vaccinazioni o ne ha fatto uno solo, negli anni Novanta, periodo in cui è stato è stato introdotto il vaccino. Pericolosissimo il contagio anche tra i bambini sotto l'anno di età, quando ancora non si è stati vaccinati. Spesso il contagio arriva dagli adulti perché, evidenzia ancora Montù, "parliamo di una malattia da cui difficilmente si scappa se si entra in contatto con il virus. Abbiamo assistito, nei decenni passati, a vere e proprie epidemie, con numeri altissimi, dai 300 ai 500 mila casi l'anno".

Prima dell'introduzione diffusa della vaccinazione, si stima che ci fossero tra i 20 e i 50 morti ad ogni ondata. "Siamo distantissimi da quei numeri, ma al giorno d'oggi anche solo 1000 casi sono tanti, perché abbiamo il vaccino. Una volta si accettava la pericolosità del morbillo, si sapeva che in qualche caso poteva andare male, ma oggi non è più possibile tollerare che ci si ammali di una malattia contro la quale abbiamo uno strumento di difesa straordinario. Oggi, che un bambino possa ammalarsi di morbillo e morire, è inaccettabile".

Barbara Simonelli

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