La celebrazione ufficiale del 25 Aprile a Saluzzo, dopo la deposizione della corona d’ alloro al Monumento ai Caduti nei Lager in piazza XX Settembre, il corteo con la banda cittadina in testa che ha attraversato la città, partecipato da autorità civili e militari, associazioni, cittadini, si è svolta al monumento alla Resistenza presso i Giardini della Rosa Bianca.
Una intitolazione - ha ricordato il sindaco Franco Demaria, dopo l’intervento del presidente Anpi Saluzzo e valle Po Giorgio Rossi - che ci riporta al gruppo di 5 studenti e amici che invitavano i tedeschi a fare resistenza passiva e, credevano in una Europa Federale.
"Oggi siamo in un clima diverso, c’è più silenzio, e la banda ha ridotto il suo programma nel rispetto di Papa Francesco. Ma abbiamo deciso di esserci percchè il Pontefice ci inviterebbe ad andare avanti con pace e serenità".
Il primo cittadino si è soffermato sui principi ancora attualissimi della Resistenza e in buona parte da realizzare. "E’ stata molto di più di un episodio bellico glorioso, dimostrando il coraggio e l’unità degli italiani di tutte le classi sociali e con opinioni politiche diverse. Per questo il 25 Aprile deve essere di tutti, ma di tutti quelli che hanno scelto la democrazia.
"Con gratitudine e rispetto onoriamo la memoria di chi sacrificato tutto per una Italia migliore e oggi, nel mondo, dove la democrazia non se la passa bene e le dittature tornano ad essere attrattive, dobbiamo moltiplicare il nostro impegno per una Europa libera, aperta e inclusiva".
L’orazione ufficiale è stata tenuta dall’avvocato Ernesto Maria Ruffini, già direttore Generale dell’Agenzia delle Entrate, personaggio televisivo ospite di Fazio e Gramellini, autore di numerosi libri, saggi e articoli in cui affronta i grandi temi della democrazia e invita a provare a costruire un paese migliore, una società più solida, solidale e liquida.
"La speranza siamo noi quando non chiudiamo gli occhi, quando combattiamo ogni giorno per libertà e giustizia, quando ci riconosciamo la possibilità di cambiare. Una dimensione che richiama ancora oggi quei valori della Resistenza: un faro a cui tutti dobbiamo guardare per non perderci per strada, per continuare nello sforzo di rinnovamento e crescita di una società libera e democratica.
Cosa rimane di quella stagione, di quella generazione di ragazzi? Sicuramente la profonda intuizione di stabilire la gerarchia dei valori capovolti dei regimi totalitari". Ruffini, nel suo articolato intervento, interrotto da applausi, ha ringraziato, nei passaggi conclusivi, i giovani della Resistenza per aver alimentato la speranza e l’attesa di un mondo migliore.
“Non dobbiamo parlare di Resistenza come qualcosa che appartiene al passato da mettere in una bella vetrina. Troppo spesso ci nascondiamo dietro alla grandezza di quella generazione che poi ha portato alla nostra Costituzione. Ci piace considerarli ineguagliabili, accontentandoci di ripetere “che non esistono più persone così”. Ma non c’è scritto da nessuna parte che la generazione di oggi non sia chiamata fare cose grandi, per il nostro paese e il mondo intero.
"Se oggi vogliano onorare chi ci regalato la libertà dobbiamo riscoprire l’importanza di difenderla, perchè la libertà è fonte di ogni altro diritto e va difesa per tutti, soprattutto per i più deboli ed emarginati.
Iniziamo proprio nel giorno dell’anniversario della Resistenza a rinnnovare gli impegni di allora per la Libertà contro il totalitarismo, per la pace, per il rispetto della persona contro ingiustizie, per l’ordine democratico e ogni forma di violenza e regurgito fascista.
Con l’impegno di non tradirli - ha continuato il relatore - elencando le tante forme di tradimento, dal trasformismo politico al personalismo politico, al qualunquismo. “Si tradisce anche criticando tutti e tutto anzichè sentirci corresponsabili del proprio destino e operare per un miglioramento”.
La promessa da farsi è quella di “rinnovare il nostro impegno nella memoria di quella straordinaria pagina della Resistenza, per non disperdere quel patrimonio morale di valori italiani, che ha segnato l’inizio del nostro secondo Risorgimento, da custodire per il domani. Davanti alla memoria della storia, impegnamoci a testimoniarne i principi con la nostra vita quotidiana e a riscoprire lo sdegno, la commozione, il saper piangere per quei valori ed agire di conseguenza.
La cerimonia, ha visto in coda, in adesione ad una iniziativa promossa dal Comitato Resistenza Costituzione, dal Consiglio regionale e dalla presidenza della Regione Piemonte - ha illustrato il presidente del Consiglio comunale Andrea Momberto - il ringraziamento, in questa giornata, a chi ha guidato la comunità saluzzese, riconoscendo ad essi il ruolo di "sentinelle" della nostra Repubblica.
La pergamena è stata consegnata al sindaco Franco Demaria, al prosindaco del municipio di Castellar Eros Demarcchi e agli ex sindaci delle due comunità presenti. Per Castellar Liliana Borretta e Giuliano Ruatta, per Saluzzo: Michelino Culasso, Paolo Allemano e Mauro Calderoni. Hanno partecipato alla cerimonia del 25 Aprile l'onorevole Chiara Gribaudo e per la Provincia il consigliere Silvano Dovetta.
La conclusione con la canzone "Bella Ciao" in versione inedita e suonata alla fisarmonica dal direttore del complesso bandistico Aurelio Seimandi.
In Castiglia, negli spazi dedicati all’ Archivo contemporaneo AR.CO è allestita la mostra “otTantaResistenza” che raccoglie ( digitalizzati) foto, testimonianze, documenti dei cittadini, grazie ai quali si entra nella storia saluzzese degli anni 1943 - 1945, all’interno della Grande Storia.
Domenica 27 aprile: al cimitero municipale (strada provinciale per Pinerolo) alle 10 avrà luogo l’apposizione della targa, a ricordo dell’incontro tra le truppe tedesche e i partigiani della zona, nel giorno della Liberazione di Saluzzo. Alle 10.30 verrà presentato il restauro del sacrario dei Partigiani alla presenza del Vescovo di Saluzzo Monsignor Cristiano Bodo e delle autorità saluzzesi.