Gaiola ancora nella bolla delle emozioni, a quasi una settimana dall'invasione delle “penne nere” per il tredicesimo raduno degli Alpini d'Oc. Sulla scia dell'evento sta ancora vivendo gli effetti della sua riuscita, senza incidenti, e del grande sforzo per ospitarlo.
Un lavoro corale di tutta l'Amministrazione comunale in regia con il Gruppo Alpini di Gaiola, guidato da Livio Ugues, della performante Pro Loco, dei numerosi volontari e di tutte le associazioni locali che hanno fornito il loro prezioso contributo.
L'unica ricaduta, insomma, è l'orgoglio con cui il paese si è unito per far funzionare la macchina organizzativa e garantire che il tutto si svolgesse in sicurezza. Un impegno a cui hanno partecipato dai più giovani ai più attempati, senza riserve. Un'immagine pubblica che ha restituito agli ospiti e ai turisti di passaggio lo stato di salute della comunità e del piccolo paese porta della valle Stura, ancorata a valori saldi, quali quelli condivisi con gli alpini. Ed è esattamente nelle valli cuneesi, che in tempo di guerra si sono rivelate strategiche, ad essere conservato e tramandato l'attaccamento e il forte riconoscimento agli alpini, figure rassicuranti e votate al servizio delle comunità. Questa l'eredità òasciata ai giovani.
La valle Stura, ponte tra Italia e Francia, ha ulteriormente confermato questo legame con la visita di 3 chasseurs alpins francesi, che hanno reso omaggio a tutte le lapidi dei caduti italiani e hanno partecipato in forma ufficiale a tutte le tappe del raduno.
Ricorrenza in cui il Gruppo Alpini di Gaiola ha festeggiato il suo 70esimo anniversario e per la particolare occasione gli è stata donata una scultura realizzata appositamente dall'artista "poeta del legno" Pierino Brondello, papà della concittadina Elena. Rappresenta una chiesetta alpina in onore dei caduti di tutte le guerre e fino al suo collocamento definitivo verrà ospitata nella Sala del Consiglio del Comune.
A coronamento della tre giorni il conferimento della cittadinanza onoraria al reduce Antonio Bruno da parte dell'Amministrazione comunale e dal Battaglione di Borgo San Dalmazzo del Secondo Reggimento Alpini. Per tutta la vita ha conservato la tromba, con cui suonò la ritirata di Russia, e il cappello decorato della croce di guerra.