E’ stato affidato a coach Vittorio Bertini il compito di riportare ai vertici il VBC Mondovì dopo un’assenza dai campionati nazionali di tre anni. Guiderà la squadra monregalese nel prossimo campionato di Serie B.
Bertini, classe 1976 di ruolo palleggiatore, vanta un ottimo curriculum: ha infatti giocato in diverse squadre di Serie A come l’Alpitour Cuneo (A1), Milano, Crema e Piacenza (A2).
Inoltre ha militato nelle fila monregalesi trent’anni fa (1995/96), stagione conclusa con il raggiungimento della semifinale playoff per l’accesso alla Serie A2 (foto qui sotto).

In carriera ha condiviso il campo con volti storici della pallavolo cuneese come l’attuale CT della nazionale maschile Ferdinando De Giorgi, Andrea Lucchetta, Ljubomir Ganev e Luigi Mastrangelo, suo compagno di squadra anche nella parentesi monregalese.
Da allenatore può vantare profonda conoscenza della Serie B avendo lavorato ad Alba, Monza e Ciriè; per lui anche un’esperienza in Serie A3 con Garlasco. Nelle ultime due stagioni ha invece allenato nel settore femminile.
Bertini, ritorna a Mondovì dopo 30 anni di esperienze in giro per l’Italia, quali sono i suoi ricordi della stagione 1995/96?
"Giunsi a Mondovì nel ’95 dopo la mia prima stagione in Serie A1 nell’allora Alpitour Cuneo, che era una superpotenza del volley. Ero un ‘giovane talentuoso’ che doveva fare esperienza di campo. Il trasferimento fu dunque pensato come un percorso di maturazione (anche scolastica, tant’è che ottenni il diploma proprio al liceo di Mondovì) per il sottoscritto e per un altro giovane che poi fece molta più strada di me, ovvero Gigi Mastrangelo. In quella stagione Vbc e Cuneo collaborano fattivamente, e giunsero a Mondovì anche Osvaldo Maffei, centrale Italo-argentino molto amato dalla piazza cuneese, e soprattutto Roberto Santilli, allora ‘giovane allenatore’ che l’anno prima era proprio a Cuneo. Fu una stagione vittoriosa, si puntava dichiaratamente alla A2 che purtroppo sfuggì di un soffio. Arrivammo secondi, alle spalle del Cus Roma che poi vendette i propri diritti a Parma, e noi partecipammo ai play-off contro Mantova e Cutrofiano (poi promossa). Chiudemmo il campionato con qualche rammarico che offuscò la soddisfazione per la bella annata. A distanza di anni mi vien da dire che fu comunque una stagione importante, anche per la società con il primo anno al Pala Manera (la partita contro Roma con 1000 spettatori sugli spalti). Parliamo però ormai di preistoria pallavolistica! Un volley diverso da quello attuale, anche se eravamo in piena ‘generazione di fenomeni’ e iniziava quella evoluzione che ha portato allo straordinario livello tecnico e di popolarità che caratterizza la pallavolo attuale".
Nel corso della sua carriera ha condiviso il campo con giocatori che hanno fatto la storia della pallavolo italiana, chi tra i suoi ex compagni le ha trasmesso di più a livello tecnico ma soprattutto a livello umano?
"Tanti ‘compagni di ruolo’ sono stati fonte di ispirazione: da Alberto Faverio, mio primo ‘maestro’ a Brugherio, passando per i fratelli De Giorgi (Ferdinando a Cuneo e Michele a Piacenza), fino ad arrivare all’amico Vittorio Verderio. Se poi parliamo di qualità umane, oltre ai già citati, sono tantissimi quelli a cui sono legato da stima, amicizia e gratitudine. Rischio sicuramente di dimenticare molti, ma cito lo spagnolo Kike De La Fuente, mio coinquilino a Piacenza; Riccardo Michieletto, compagno a Crema in una stagione per me difficile; Claudio Galli e Liano Petrelli, che negli anni di Cuneo mi ‘accolsero’ da giovane con un rispetto e un aiuto vero; Ivano Santià, con cui ho giocato sia alla Copra Piacenza che nella mia ultima stagione a Torino Parella. Ma non solo, tanti altri: sono stato in campo con Samuele Papi, Hristo Zlatanov, Simone Rosalba, ma anche Luca Mantoan, Andrea Arnaud, Alexis Batte… insomma, sono stato fortunato, davvero!"
In passato ha allenato molte squadre di Serie B, dal suo punto di vista quali sono le caratteristiche di questa categoria?
"Domanda difficile perché la dimensione organizzativa, logistica, gestionale e finanziaria influenza e modifica significativamente ogni anno la composizione e la qualità delle squadre avversarie. Alcune compagini (penso a Caronno e Saronno) sono molto solide in virtù di un’esperienza in categoria quasi decennale; altre, di più recente composizione, vivono sulle ali dell’entusiasmo. Credo però (e le ultime due stagioni lo confermano, avendo premiato chi ha fatto di queste qualità punti fermi, come Malnate e Limbiate, ma anche San Mauro e Ciriè) che equilibrio, tenuta mentale e collaborazione siano le chiavi per ‘stare in alto’ almeno in questo girone; la sintonia è essenziale, così come la chiarezza di intenti. Ci sono poi squadre che hanno dei singoli ‘fuori categoria’ come per esempio Leonardo Puliti a Garlasco o Matteo Paoletti a Camaiore, ma sono casi più sporadici".
Nelle ultime settimane la società ha annunciato quasi totalmente il roster 2025/2026, crede che il mix di gioventù ed esperienza che si è creato possa essere l’arma vincente della sua squadra?
"Pensiamo di aver composto una rosa completa: punto fermo è stata la volontà di non smembrare il gruppo che ha ottenuto la splendida promozione della scorsa stagione, nel quale ci sono giocatori che hanno già fatto la Serie B come Garelli, Menardo e Catena ed altri, come il quartetto Polizzi-Genesio-Berutti-Caldano, che hanno fatto davvero bene, meritandosi la loro chance nella categoria nazionale. Naturalmente era necessario qualche puntello, in termini di esperienza e qualità, ed ecco dunque l’arrivo di Bosio e il ritorno di Camperi. Nel ruolo di liberi, due ‘scommesse – non scommesse’ ovvero Candela e Garello; mentre da Cuneo sono giunti due giovani interessanti come Bellanti e Coppa, operazione che mi ricorda molto quella che mi portò a giocare a Mondovì. Insomma, abbiamo un arco con molte frecce, in cui amalgama e ‘benessere di gruppo’ saranno i driver principali".
In conclusione, quali sono gli obiettivi del Vbc Mondovì in questo atteso ritorno al palcoscenico nazionale?
"Anzitutto una salvezza tranquilla, ottenuta prima possibile. Una volta raggiunta proveremo a scalare la classifica, cercando di arrivare sempre ‘più in alto’. Il percorso tecnico va però di pari passo con quello societario: la ripartenza di due anni fa non può prescindere dall’oculatezza negli investimenti, dalla valorizzazione dei giocatori patrimonio della società e da una gestione che deve mettere il buon senso prima della grandeur. Possono apparire banalità, ma sono i principi che abbiamo ben saldi in testa. Il tempo ci dirà se saremo stati bravi a percorrerli e raggiungerli".

















