Sono dieci le offerte presentate per l’acquisto dell’ex Ilva – oggi Acciaierie d’Italia – uno dei più grandi poli siderurgici d’Europa, finito sotto la gestione dello Stato in amministrazione straordinaria dopo una lunga crisi industriale. La scadenza, fissata per sabato scorso 27 settembre dopo varie proroghe, ha segnato un passaggio cruciale per il futuro degli stabilimenti, tra cui quelli piemontesi di Novi Ligure e Racconigi.
I commissari straordinari hanno reso noto che solo due offerte riguardano l’intero complesso produttivo dell’ex Ilva: da un lato il fondo statunitense Bedrock Industries, dall’altro il consorzio tra Flacks Group e Steel Business. Le altre otto proposte, invece, puntano a singoli asset: stabilimenti specifici o parti di impianti. È arrivata inoltre un’offerta da parte di un “soggetto politico”, non conforme però ai criteri della gara.
Lo stabilimento di Racconigi, ha una storia di oltre mezzo secolo ed è specializzato nella lavorazione e nel taglio della lamiera. Per anni è stato un punto di riferimento nel settore della trasformazione dell’acciaio e ha garantito occupazione a centinaia di famiglie del territorio. Negli ultimi tempi, però, anche il sito cuneese ha risentito della crisi del gruppo, tra cassa integrazione e prospettive incerte.
L’attenzione dei lavoratori e delle istituzioni locali resta quindi alta: molto dipenderà da quali offerte verranno selezionate e da quale sarà la strategia industriale del futuro acquirente. Racconigi, come Novi Ligure e gli altri impianti minori, rischia infatti di restare marginale rispetto al colosso di Taranto, ma rappresenta ancora un presidio produttivo e occupazionale importante per il Piemonte.
Nei prossimi giorni i commissari straordinari valuteranno la documentazione ricevuta e procederanno a una prima selezione. Sul tavolo, oltre al salvataggio di uno dei principali poli siderurgici d’Europa, c’è il destino di migliaia di lavoratori e di interi territori.














