Riproponiamo qui uno degli articoli più letti della settimana appena conclusa, pubblicato mercoledì 29 ottobre.
Da anni si parla di commercio di vicinato. Sempre per sottolinearne la crisi inarrestabile.
Dalle grandi alle piccole città, Cuneo compresa, è un susseguirsi di attività che chiudono, vetrine vuote e centri che perdono la loro identità, rubata dalle grandi catene internazionali, che rendono le vie dello shopping tutte uguali, da Torino a Istanbul.
I piccoli centri hanno resistito un po’ più a lungo: meno appetibili, meno redditizi, meno esposti. Ma era solo questione di tempo.
Ora anche qui, anche a Cuneo, i colossi sono arrivati. E occupano gli spazi più grandi e costosi, quelli ormai inaccessibili a chi non può contare su gruppi economici potentissimi, spesso con sede nei paradisi fiscali.
Nell’eterno scontro tra Davide e Golia, Davide ha smesso di vincere. Da tempo.
E così si arriva alle vetrine più in vista di Cuneo, tra piazza Galimberti e via Roma, dove fino a poco tempo fa c’era Atipici, negozio di abbigliamento molto conosciuto.
Una vetrina e l’ingresso da piazza Galimberti, altre sei su via Roma. Quelle stesse vetrine sono affittabili per una cifra attorno ai 12 mila euro al mese, come evidenziano alcuni commercianti della zona.

Chi può permetterselo se non un colosso? E quale sarebbe questo colosso?
I lavori sono in corso e l'apertura è prevista già a dicembre: nel cuore della città dovrebbe arrivare Medi-Market, multinazionale belga presente con ben 62 punti vendita in Italia. Uno di questi è Mondovicino, aperto un anno fa, a settembre 2024.
Il claim del gruppo è molto semplice: Democratising Health Expertise.
Tradotto: prezzi bassi e accessibili a tutti.
Prezzi che nessuna piccola parafarmacia può permettersi di praticare, perché non ha lo stesso potere contrattuale con le aziende farmaceutiche. Già all’origine, acquista a costi molto più alti.
E allora, che ne sarà della parafarmacia di Elena Daziano, aperta più di cinque anni fa a venti metri di distanza? Difficilmente potrà reggere.

Le parafarmacie, infatti, non possono vendere farmaci soggetti a prescrizione — come antibiotici o cortisonici — nonostante chi ci lavora sia un farmacista laureato a tutti gli effetti.
Vivono in un cortocircuito: da un lato soggette al monopolio che vieta la vendita dei farmaci, dall’altro esposte al mercato libero, che permette a un colosso di aprire accanto, con regole e mezzi del tutto diversi.

La concorrenza non risparmierà nemmeno le farmacie della zona. Perché questi giganti, piaccia o no, alterano il mercato in modo profondo.
Il rischio è vedere nuove chiusure, altre vetrine che si spengono.
Elena Daziano, che abbiamo raggiunto al telefono, si limita a dire: "Lavorare con serietà e passione purtroppo non è sufficiente. Il mercato è sempre più complicato e per i piccoli è davvero difficile sopravvivere".
Le amministrazioni, va detto, non hanno strumenti per intervenire. Il fenomeno non è arrestabile.
Tra colossi globali e commercio online, le nostre città stanno perdendo la loro anima, pezzo dopo pezzo.














