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Cuneo e valli | 20 novembre 2018, 07:45

A Bernezzo, Debora e i genitori Giuliana e Massimo producono solo biologico nel rispetto del ciclo delle stagioni e dell’ambiente (FOTO)

Una famiglia molto unita che ha proseguito l’attività dei nonni Leonardo e Luigina. Ora coltivano otto ettari di terreno, dei quali settemila metri in serra, e vendono direttamente ai consumatori in sei mercati della provincia. Incontrandoli percepisci l’entusiasmo per un lavoro che richiede parecchio impegno, ma regala anche tante soddisfazioni

Debora, Massimo e Giuliana preparano le cassette di prodotti per il mercato del giorno dopo

Debora, Massimo e Giuliana preparano le cassette di prodotti per il mercato del giorno dopo

"Tutti per uno. Uno per tutti". Il motto di origine latina e dei tre moschettieri è quello che definisce nel modo migliore l’azienda agricola Ceaglio Giuliana di Serra Debora. Una famiglia molto unita, pronta a darsi reciprocamente una mano e a scambiarsi i compiti a seconda delle esigenze richieste dal lavoro. La sede, con l’abitazione, il magazzino per preparare i prodotti e una cella frigorifero per conservarli, è in via Regina Margherita a Bernezzo, oltre il centro abitato lungo la strada che conduce alla piccola frazione di Sant’Anna. In Valle Grana.

Dal 2016 la titolare è Debora, 34 anni, diploma in Tecnico della Gestione Aziendale, sposata con Demis, classe 1980, magazziniere in un colorificio, una figlia, Sheryl, nata nel 2009, un figlio, Liam, del 2013. La aiutano, nel ruolo di coadiuvanti, mamma Giuliana e papà Massimo, 54 e 59  anni. Ma quando possono collaborano anche Demis e il fratello di Debora: Luca, classe 1992, prossimo alla laurea in ingegneria elettrica.

L’attività si svolge su otto ettari di terreno. Due piccoli appezzamenti sono a Caraglio e Busca. Tutto il resto della superficie lavorata è a Bernezzo: una porzione minima vicino alla sede e la parte rimanente lungo la strada che porta a Caraglio. Inoltre, si aggiunge un ettaro di castagneti.

L’azienda ha due caratteristiche particolari. La produzione avviene totalmente in modo certificato biologico e te ne accorgi visitando le colture perché dove non c’è stato il tempo di tagliare l’erba a mano o con i mezzi meccanici consentiti questa è cresciuta sovrastando le piante coltivate. Debora lo dice quasi vergognandosi: invece è un merito importante e rappresenta la dimostrazione concreta che, in quei campi, le sostanze chimiche non hanno mai messo piede. Poi, ben settemila metri quadrati di terreno sono coperti da nove serre. E a breve c’è l’intenzione di sistemarne un’altra per le fragole.  

UNA FAMIGLIA, UNA STORIA

L’azienda di Debora ha radici lontane. Siamo negli Anni Cinquanta. Nonno Leonardo e nonna Luigina, papà e mamma di Massimo, iniziano l’attività agricola su qualche ettaro di terreno in meno rispetto a quelli di oggi. Coltivano grano, peperoni, fagioli, le tipiche pere madernassa e curano il castagneto. Abitano nello stesso posto dove c’è la sede attuale, in via Regina Margherita. In più, nella piccola stalla vicino alla casa, allevano alcuni bovini di Razza Piemontese.

Nonno Leonardo, però, è un contadino legato alle radici, ma con il cuore e la mente che guardano al futuro. Lungimirante e all’avanguardia converte parte dell’azienda in biologico. Giuliana e Massimo hanno un altro lavoro, ma quando riescono li aiutano. Nel 1992 nonna Luigina lascia la vita terrena e nel 2000 nonno Leonardo si ammala. Allora Giuliana, dipendente di una residenza per anziani, chiede il part-time e subentra alla guida dell’azienda. Anche Massimo, Debora e il piccolo Luca collaborano nell’attività. Sul fronte produttivo viene imboccata la strada non facile della totale trasformazione delle colture al metodo bio. La famiglia decide di realizzare le prime serre e di vendere direttamente i prodotti su alcuni mercati. E il peso del lavoro si fa sempre più gravoso.

Poi, anche nonno Leonardo se ne va nei cieli dell’infinito. Nel 2010 papà Massimo compie il grande passo: si licenzia dalla fabbrica ed entra in azienda come coadiuvante. Intanto i mercati diventano sei. L’impegno aumenta ancora e tre anni fa Giuliana lascia definitivamente il lavoro part-time. E Debora? Nel 2011 si inserisce come coadiuvante, poi nel 2016 l’ultima svolta: diventa lei la titolare dell’impresa mantenendo, però, il nome della mamma nella ragione sociale. Anche per segnare una continuità importante con il passato, le tradizioni e la storia di una famiglia.  

UNA SCELTA DI VITA

Massimo: “Il lavoro in fabbrica mi piaceva e con i colleghi mi trovavo bene. Per consegnare la lettera di dimissioni ci ho messo alcuni giorni, in quanto lasciare il certo per l’incerto mi creava un poco di ansia. Però a distanza di otto anni sono contento della scelta effettuata e la rifarei. Certo, adesso hai molte preoccupazioni in più, ma anche tante soddisfazioni perché stiamo funzionando bene”.

Giuliana: “Sotto certi aspetti, nel 2000, sono stata un poco obbligata perché mio suocero ammalandosi non riusciva più a seguire il lavoro. Ma l’abbiamo fatto felice in quanto ha visto che l’azienda costruita, con tanta fatica, avrebbe avuto un futuro. Inoltre, questo lavoro mi è sempre piaciuto: quindi, nel complesso, sono contenta”.

Debora: “Con mio fratello fin da piccoli abbiamo sempre dato una mano: a volte anziché giocare, andavamo a raccogliere fagioli. Poi, anche quando sono stata assunta in un negozio di abbigliamento, nei momenti liberi, spesso, aiutavo. Di conseguenza, sono vissuta in questo ambiente. La svolta? Da parecchio tempo avevo già una mezza idea di occuparmi dell’azienda agricola, ma la perdita del lavoro dipendente mi ha dato la spinta decisiva. L’attività comunque, pur faticosa, soprattutto quella nei campi, mi è sempre piaciuta molto. Poi adesso che vado sui mercati, la soddisfazione è ancora maggiore perché sei a contatto diretto con le persone e puoi spiegare loro quanto fai. Producendo con la massima attenzione alla qualità, i clienti ti capiscono. E tornano”.  

Come riesce a conciliare la vita di mamma e moglie con quella lavorativa? “Abbiamo la fortuna di essere in tre e di essere interscambiabili nelle varie attività dell’azienda. Rispetto al lavoro dipendente, che ha degli orari fissi, posso gestire in modo più elastico alcune situazioni, tipo il seguire le necessità dei figli. Però devo organizzarmi e le ore non si contano perché quanto non hai fatto durante il giorno, come la preparazione dei prodotti da vendere al mercato, lo devi recuperare di sera”.  

TUTTE LE COLTURE SONO BIOLOGICHE

Tutte le coltivazioni dell’azienda hanno la certificazione biologica. Una scelta impegnativa e condivisa. Dicono Debora, Giuliana e Massimo: “Abbiamo proseguito e ampliato a tutti i terreni la scelta di nonno Leonardo. Perché crediamo fortemente nel mangiare sano e nel nostro territorio: per cui vogliamo proporre solo prodotti di qualità, che facciano bene alla salute delle persone e rappresentino un traino per questa zona e la Valle Grana”.

Una scelta bio con qualcosa in più. “Produciamo verdura e frutta rigorosamente di stagione. Vendendo direttamente al consumatore abbiamo molte varietà di prodotti e in piccole quantità così da garantire la continuità di offerta legata al ciclo della natura insieme alla massima qualità e freschezza possibili. Cerchiamo di migliorare sempre il nostro lavoro e di soddisfare le esigenze dei clienti nel rispetto dell’ambiente che ci circonda, con la speranza che un numero sempre maggiore di agricoltori e di persone credano nella realtà del biologico. Perché è vero che richiede tanto impegno, ma offre anche soddisfazioni immense”.

In quale modo ottenete il bio? “Oltre a sradicare l’erba a mano o attraverso la zappa elettrica utilizziamo delle tecniche e degli altri attrezzi che ci aiutano a diminuire il lavoro. Come la pacciamatura, ricoprendo il terreno attorno alle piante con un telo biodegradabile a base di amido di mais. Oppure con il pirodiserbo usando fonti di fuoco o lo strigliatore che puoi utilizzare sia prima di seminare o di piantare, ma anche dopo tra una fila e l’altra delle colture. Naturalmente non si parla di usare le sostanze chimiche. Sono tutte bandite”.  

La rotazione delle coltivazioni? “La nostra è continua per tutte le produzioni. Non piantiamo mai due anni di seguito la stessa coltura nel medesimo posto. Questo perché, oltre ad essere imposta dalle regole del biologico, è comunque un metodo che rende il terreno più fertile e preserva frutta e verdura dalle eventuali malattie. Inoltre, garantisce una maggiore qualità e una maggiore resa delle coltivazioni”.  

Poi fate molta attenzione all’uso dell’acqua? “In quasi tutte le colture, in serra  o senza copertura, abbiamo l’impianto di irrigazione a goccia che consente un notevole risparmio idrico. A monte di una parte di terreni c’è una sorgente dalla quale possiamo attingere subito l’acqua senza che passi in altre coltivazioni convenzionali e venga contaminata. Per irrigare i campi più distanti abbiamo costruito un piccolo lago, dove accumuliamo, quando serve, anche l’acqua del Consorzio Irriguo di Bernezzo destinata alla nostra azienda. Nel momento in cui è necessario usarla sui terreni dislocati più lontano la portiamo con l’autobotte. Così siamo sicuri che è sempre a posto”.

I controlli sulle produzioni funzionano? “Ci sono e anche parecchi. Innanzitutto li effettuano, in campo e nella parte burocratica, gli ispettori del biologico. Poi i tecnici incaricati dalla Camera di Commercio analizzano, a seconda dei casi, i terreni o le foglie. Infine, ogni tanto, arriva l’Asl”.

Debora, Giuliana e Massimo fanno parte, con la loro azienda, di diversi Consorzi di Tutela, Promozione e Valorizzazione dei prodotti della Valle Grana: il Sofran zafferano, la lenticchia, la patata ciarda e la patata piatlina. Poi aderiscono all’Aglio di Caraglio: per questo motivo hanno dei terreni in quel Comune come richiede il disciplinare. Infine il peperone di Cuneo. “Oltre ai controlli del bio - precisano - abbiamo anche quelli imposti dalle regole dei Consorzi che garantiscono ulteriore sicurezza alimentare e qualità dei prodotti. Ci teniamo molto a valorizzare e promuovere le tipicità della nostra valle”.

Inoltre, lo scorso anno è partito il progetto della batata: la patata dolce americana il cui interesse riscontrato tra i consumatori è notevole.   

LA PRODUZIONE

Vedere Debora, Giuliana e Massimo che preparano i prodotti per i mercati del giorno dopo o visitare le serre e i terreni dove li coltivano, regala forti emozioni a chi ama la natura e i suoi doni. E’ un’esplosione di colori e di profumi, destinati poi a diventare prelibati sapori nelle cucine.

Ricordiamo alcune colture: insalate; tutte le verdure a foglia; pomodori; peperoni; zucchine; carote, melanzane; zucche, aglio; cipolle, patate; asparagi; zafferano; lenticchie; fagioli; fragole; mirtilli; more; lamponi; ribes, kiwi e la pera madernassa. Negli ultimi tempi, per poter soddisfare le crescenti richieste dei clienti, l’azienda ha realizzato un piccolo impianto, che sta entrando adesso in produzione, con svariati tipi di frutta: ciliegie; prugne; mele; pere da tavola; albicocche e pesche. In questo periodo trovi davvero una ricchezza straordinaria di eccellenze perché stanno terminando le colture autunnali e iniziano a sprigionare la loro bellezza quelle invernali.

Un così articolato e diversificato ciclo produttivo richiede una perfetta organizzazione aziendale. Debora, Giuliana e Massimo si scambiano i compiti a seconda delle esigenze famigliari. Però il papà riserva la maggior parte del proprio tempo alla preparazione dei terreni, all’irrigazione della coltivazioni e all’estirpazione delle erbe infestanti mentre mamma e figlia si dedicano di più a seminare o piantare verdura e frutta, raccoglierla, pulirla per renderla presentabile e venderla. I lavori in azienda vengono svolti soprattutto il lunedì, il giovedì e il venerdì quando non ci sono i mercati in calendario.  

LA VENDITA

Lo smercio dei prodotti avviene solo in modo diretto ai consumatori. Buona parte in sei mercati settimanali: il martedì a Mondovì e a Savigliano; il mercoledì, al mattino a Ceva e il pomeriggio in piazza Biancani nel quartiere San Paolo di Cuneo; il sabato ancora a Mondovì e in piazza della Costituzione sempre a Cuneo. Una porzione di colture viene ceduta ai Gruppi di Acquisto. Inoltre, il venerdì pomeriggio nella sede di Bernezzo rimane aperto un piccolo punto vendita.

Debora, Giuliana e Massimo adesso sono contenti dei risultati raggiunti, ma la strada percorsa è stata in salita. Anche perché bisognava far capire ai consumatori la stagionalità dei prodotti. “E’ stato difficile - affermano - ma avendo il rapporto diretto con i clienti e spiegando loro,  giorno dopo giorno, che una coltura non ce l’avevi più in quanto la produzione era finita, con il tempo hanno apprezzato in misura sempre maggiore il nostro lavoro. Anzi, è diventato un vantaggio in quanto è stato compreso che la merce portata sui mercati era veramente solo la nostra. Si è instaurato un solido rapporto di fiducia che ha dato al consumatore la sicurezza su quanto acquistava e all’azienda la possibilità di crescere”.              

SODDISFAZIONI E DIFFICOLTA’

Le soddisfazioni e le difficoltà quotidiane le riassume Debora. Parole condivise da mamma e papà. “La soddisfazione più grande è avere il contatto diretto con il cliente, raccontargli come nasce quel prodotto e vedere che torna dicendoti: “Era proprio buono quanto mi ha venduto la scorsa settimana”. Poi, l’azienda è cresciuta: partendo da un mercato settimanale siamo arrivati a sei. Spesso torniamo a casa con le cassette vuote e questo ci riempie di gioia perché abbiamo visto premiare il tanto impegno messo in campo prima. I problemi? Le ore di lavoro non le devi contare. Sono veramente molte. Il costo dei macchinari e delle attrezzature e la loro manutenzione è troppo elevato. E la burocrazia a volte è asfissiante. Io devo lavorare nei campi e nei mercati, ma anche compilare i registri o partecipare a dei corsi di formazione. C’è sempre qualcosa a cui devi stare dietro che ti assorbe un altro 40% di attività”.  

“SUI DANNI DEL CLIMA SI PUO’ SOLO RESISTERE E RIPARTIRE”

Debora: “Le condizioni climatiche stanno cambiando e creano dei grossi problemi. Nel 2008 l’esondazione del rio Sant’Anna ci ha allagato la casa e il deposito, distruggendo i prodotti in magazzino e diversi attrezzi. Nel 2017 c’è stata la bufera d’aria che ha scoperchiato le serre e devastato le coltivazioni e, dopo, abbiamo avuto il gelo in tarda primavera. Quest’anno siamo stati colpiti dalla grandine. Fenomeni contro i quali, purtroppo, si può fare nulla e ai quali ci dovremo sempre di più abituare. Resistendo e ripartendo tutte le volte, perché questo è il nostro mestiere”.         

Debora, Giuliana e Massimo hanno fatto una scelta coraggiosa. Ogni giorno impiegano molte ore del loro tempo per offrire il meglio delle produzioni a chi le acquista. Lavorando senza l’impiego di sostanze chimiche, affrontando con determinazione i problemi che si presentano, seguendo il ritmo delle stagioni e  delle tradizioni contadine, mantenendo saldo il legame con le antiche radici. Nella consapevolezza che solo così si può costruire un mondo più sano e pulito e un futuro per l’attività. Come hanno insegnato loro nonno Leonardo e nonna Luigina.           

Sergio Peirone

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