Il 29 marzo la Chiesa giunge alla V domenica di Quaresima (anno A, colore liturgico: viola). Don Sebastiano Bergerone dei Salesiani di Bra ci aiuta a comprendere il senso della Sacra Scrittura odierna (Gv 11,1-45).
“Quello che per il bruco è la fine del mondo, per il mondo è una farfalla variopinta e leggera. Tappa importante della vita di Gesù è la rianimazione di Lazzaro. La descrizione particolareggiata propone l’avvenimento come parabola dell’insegnamento che Gesù rivolge al cristiano nei confronti della morte. Lazzaro fa parte di una famiglia di fratelli e sorelle, come dovrebbero essere le nostre comunità; Gesù ama ciascun membro di questa famiglia. Uno di questa comunità è gravemente malato, lo dicono a Gesù, ma Gesù non va subito a trovarlo. Il cristiano è uno che sa di essere amato da Dio anche nei momenti di difficoltà, anche quando arrivano risposte diverse da quelle aspettate. Gesù vuole farci capire che non è venuto per prolungare la vecchiaia, per risolvere quei problemi che ci costituiscono come esseri umani e che sono quelli per i quali quasi esclusivamente chiediamo l’intervento di Dio.
Gesù interviene per evidenziare quali meraviglie prepara per i suoi amici (vedrai la gloria di Dio). Egli non entra nel villaggio dove sulla morte si pensano e si dicono frasi convenzionali, certamente incapaci di consolare chi soffre il lutto. Marta sgrida Gesù, perché non è arrivato a tempo: ella pensa, come tutti, che l’unica vita che conta è questa biologica con gli amici, la famiglia, il lavoro, il creato… La risurrezione per i giusti, a cui Marta crede, rimane evanescente e non la consola. E Gesù spiega a Marta che non è quella la risurrezione, ma proprio la morte fisica diventa la nascita in pienezza di una vita, quella dell’Eterno, che Dio dona in un corpo spirituale.
Già a Nicodemo Gesù aveva parlato di questa nascita dall’alto, lasciando l’interlocutore pensoso. Marta si fida di Gesù: ‘Credo che sei il Messia, figlio Dio, sì credo che sei la via la verità e la Vita’. E Gesù: ‘Chi crede in me non morirà’. Marta vuole che anche
Maria ascolti queste parole piene di luce sul mistero della morte e va a chiamarla. Quando arriva Maria, Gesù si scioglie in lacrime, non di disperazione, ma di amicizia di partecipazione e di dolore per lo sconcerto che la morte lascia. Non credere nella vita eterna porta la gente a vivere con insignificanza la vita biologica, a tenerla a tutti i costi per sé, invece di donarla ai fratelli: anche questo fa piangere Gesù. È un mistero da vivere sulla parola e sull’esempio di Gesù. L’episodio non finisce in una festa di ringraziamento: l’incontro Gesù, Lazzaro, Marta e Maria avviene fuori dal villaggio, dalle logiche del pensiero corrente e prelude ad una vita donata ai fratelli per assomigliare alla vita Padre”.
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